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Palermo, Giancarlo Romano al vertice del clan di corso dei Mille: il blitz fa luce sul ruolo della vittima dell'omicidio dello Sperone

Fra le attività gestite, c'era lo spaccio di droga: ai pusher imponeva i propri canali di approvvigionamento

Giancarlo Romano, ucciso allo Sperone

Giancarlo Romano aveva assunto la reggenza della famiglia mafiosa di corso dei Mille, a Palermo. È quanto viene fuori dalle carte dell’inchiesta che ha portato a nove arresti nei quartieri del mandamento mafioso di Brancaccio, fra i quali appunto la zona di corso dei Mille. Giancarlo Romano, ucciso lunedì 26 febbraio allo Sperone, avrebbe gestito non solo la famiglia di corso dei Mille, ma anche quella della Roccella, zona adiacente.

Avrebbe anche intrattenuto rapporti con esponenti mafiosi facenti parte delle altre famiglie del mandamento, tra i quali Giuseppe Arduino, e mantenuto contatti con gli uomini organici alla famiglia di corso dei Mille, tra i quali Vincenzo Vella, Alessio Salvo Caruso, ferito gravemente nel contesto della stessa sparatoria costata la vita a Romano, e Settimo Turturella. Secondo la Procura, Romano aveva un ruolo di comando, avrebbe coordinato costantemente le attività illecite degli altri affiliati, in particolare nel settore delle estorsioni alle imprese e ai negozi della zona. Ma si sarebbe anche occupato delle classiche attività di un clan mafioso, la ricerca di soluzioni ai problemi dei componenti della famiglia, il sostentamento dei detenuti e dei loro nuclei familiari attraverso la gestione della cassa comune, la gestione dei traffici di stupefacenti e delle piazze di spaccio.

In questo campo Romano imponeva ai gestori delle piazze di spaccio i propri canali di approvvigionamento della droga. Particolare, quest’ultimo, che emerge chiaramente da una conversazione intercettata dalla polizia a proposito dell’autorizzazione di uno spacciatore. L'incontro si svolge nell'aprile del 2022 in un bar e tutti i partecipanti fanno parte del clan mafioso. Mentre giocano a carte, a un certo punto si parla proprio della richiesta di un pusher. A perorare la sua causa è Vincenzo Vella, uno degli arrestati di oggi. A rispondergli è proprio Giancarlo Romano, che si dichiara disponibile a concedere il permesso, ma a una condizione, che la droga venga acquistata da loro. «Gli dai la cosa mia», dice Romano. Condizione che Vella ritiene scontata («Questo vuole»). Appreso che l'attività di spaccio al centro della conversazione avviene allo Sperone, Romano dà l'indicazione di rivolgersi a un suo referente.

Fra le altre attività sotto il controllo di Giancarlo Romano c’è anche il riciclaggio delle auto rubate. E c’è, infine, indicato nell’ordinanza di oggi, il settore del gioco on line, quello in cui operava Camillo Mira, l’uomo che una settimana fa l’ha ucciso.

 

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