Dopo l'omicidio di Giuseppe Incontrera alla Zisa, scatta il blitz antimafia a Palermo. Secondo la magistratura, infatti, c'era il rischio di nuovi delitti oppure della fuga di alcuni mafiosi implicati in quello dei giorni scorsi. Così, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno fermato 18 persone con le accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.
L’operazione, convenzionalmente denominata Vento, rappresenta l’esito di una complessa attività d’indagine svolta in direzione del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova.
Le indagini del Nucleo investigativo di Palermo sono state condotte attraverso articolate attività d’intercettazione audio/video e complesse attività di pedinamento nel territorio caratterizzato dal controllo di Cosa Nostra.
Le indagini hanno permesso di delineare l’organigramma del mandamento mafioso di Porta Nuova, individuando il soggetto ritenuto il reggente del mandamento, Tommaso Lo Presti, detto «Il lungo», nonché altri sodali, sospettati di essere figure apicali e gregari qualificati delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro (entrambe inquadrate nel predetto mandamento). È stato poi ricostruita un’articolata associazione finalizzata al traffico di stupefacenti di ogni tipo (hashish, marijuana, cocaina, eroina e crack) gestita, in tutta la sua filiera (dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio) dai vertici del mandamento mafioso, per alimentarne le casse. Sono stati, infatti, fermati, i presunti capi di 6 ben piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), capeggiate da elementi ritenuti organici a Cosa nostra.
Sono stati accertati poi due episodi estorsivi e cinque tentativi di estorsione in danno di imprenditori e commercianti del centro cittadino. I carabinieri infine hanno dimostrato come siate compiute due rapine a mano armata, finalizzate a rimpinguare le casse del sodalizio mafioso.
Il provvedimento pre-cautelare è stato emesso in via d’urgenza in quanto erano emersi chiari intendimenti di alcuni degli indagati di darsi alla fuga e, soprattutto, perché recentemente, in quel territorio, sono stati commessi gravi fatti di sangue. L’ultimo è l’omicidio di Giuseppe Incontrera, ritenuto ai vertici della famiglia mafiosa di Porta Nuova. Tale grave fatto di sangue, infatti, avrebbe potuto aumentare il rischio di altri delitti della medesima specie o di rafforzare la volontà degli indagati di darsi alla latitanza perché responsabili diretti o indiretti di tali omicidi o, comunque, per sottrarsi (anche) da eventuali ritorsioni.
Tra i 18 fermati dai carabinieri nell’operazione contro il clan mafioso di Porta Nuova ci sono Salvatore Incontrera, figlio di Giuseppe (che era un fedelissimo del reggente del clan), e il consuocero della vittima dell'omicidio di giovedì, Giuseppe Di Giovanni. La figlia di Incontrera ha sposato, infatti, il figlio di Giuseppe Di Giovani, fratello dei capimafia detenuti Gregorio e Tommaso. In carcere oggi è finito anche il boss Tommaso Lo Presti, che era stato scarcerato nel 2020. Insomma, il delitto di giovedì si conferma sempre più un omicidio di peso all'interno di Cosa nostra, al punto da fare pensare agli inquirenti alla possibile esplosione di una guerra fra i clan.
Caricamento commenti
Commenta la notizia