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Palermo, il delitto della Zisa: al setaccio le mosse di Fernandez, un rebus il movente

Palermo.Omicidio in via Imperatrice Costanza,vittima Giuseppe Incontrera..Ph.Alessandro Fucarini

I carabinieri e la Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono a caccia dei riscontri alle poche dichiarazioni fatte dall’assassino reo confesso: in queste ore viene passata al setaccio tutta la vita recente di Salvatore Fernandez, 49 anni, che si è costituito martedì e si è accusato dell’omicidio di Giuseppe Incontrera. Le sue telefonate, i contatti via messaggi, gli incontri avuti con altri conoscenti sia nel quartiere sia fuori: è capillare la ricerca di conferme attivata dal pool della Dda, coordinata dall’aggiunto Paolo Guido, e di cui fanno parte i sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale.

Il nucleo investigativo dei carabinieri ha avviato interrogatori e indagini tecniche che confermano un primo quadro: è lui l’uomo che giovedì mattina, in via Imperatrice Costanza, a pochi passi da via Cipressi, dove abitavano vittima e carnefice, ha fatto fuoco e ha ucciso Incontrera. Due colpi alle spalle, il terzo al petto, con una calibro 22 che gli inquirenti stanno cercando, partendo dalle parole di Fernandez, fratello di Fabio, per un lasso di tempo sottoposto a programma di protezione dopo l’arresto nell’indagine sul traffico di droga denominata Horus.

Salvatore, che nel 2007 era stato arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti, di cui avrebbe fatto anche uso, nell’ultimo periodo era riuscito a tenersi alla larga - o quanto meno a non venire invischiato - in affari criminali. E non è escluso che il suo legale, l’avvocato Maria Rosa Cerasa, progettasse per lui una richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per completare un percorso che lo potesse allontanare dal sottobosco del malaffare legato alla droga. Un progetto interrotto dall’assassinio di Incontrera.

Resta tutto aperto il movente che ha spinto Fernandez a entrare in azione in via Imperatrice Costanza, quasi allo sbaraglio: a viso scoperto, a bordo di uno scooter senza targa, ha intercettato Incontrera che era a bordo della sua bici elettrica fin dall’inizio della strada che porta verso via Re Tancredi. Ha aperto il fuoco due volte, colpendo alle spalle la vittima designata, che è caduta a terra. E poi, per sparare il colpo di grazia, è caduto anche lui e ha esploso il terzo proiettile che ha raggiunto il suo bersaglio al petto. Incontrera è rimasto sanguinante sull’asfalto, lui si è dato alla fuga anche se il suo viso, intanto, era rimasto impresso in una telecamera che lo ha di fatto inchiodato. Fernandez ha lasciato dietro di sé un morto di primo piano nel mondo criminale e un grande interrogativo: il motivo per cui ha fatto fuoco. Con l’assistenza dell’avvocato Cerasa, ha bussato alla porta della caserma dei carabinieri all’Acquasanta e si è costituito. Poi è stato subito condotto al comando provinciale dell’Arma, in piazza Verdi, dove ha affrontato l’interrogatorio condotto dall’aggiunto Guido e dai pm Antoci, Bettiol e Spedale.

Fernandez è rinchiuso nel carcere di Pagliarelli. Dopo aver raccontato che con Incontrera aveva da tempo rapporti burrascosi: quello che adesso viene descritto come uno dei capi del mandamento di Porta Nuova, sarebbe stato particolarmente violento nei suoi confronti.

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