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Giuseppe Incontrera stava per essere arrestato, l'assassino è arrivato prima

Il luogo in cui è stato ucciso Giuseppe Incontrera

Era uno dei capi del mandamento di Porta Nuova, assieme al consuocero Giuseppe Di Giovanni, e dava direttive operative anche al figlio Salvatore, detto Salvo: l'indagine di Dda e Nucleo investigativo dei carabinieri racconta una parte di storia finora rimasta sottotraccia su Giuseppe Incontrera, ufficialmente disoccupato, ucciso con tre colpi di calibro 22, giovedì scorso, nel cuore della Zisa, il suo quartiere.

I nomi di Giuseppe e Salvo, padre e figlio, e quelli del consuocero, erano all'attenzione degli inquirenti già da tempo: il 22 giugno la Procura antimafia aveva chiesto per i tre - al termine di una dettagliata indagine - un ordine di custodia nell'ambito dell'inchiesta sul clan di Porta Nuova. Il delitto della Zisa – le modalità sono ancora da chiarire – ha costretto Dda e carabinieri ad una accelerazione: la morte di Incontrera ha creato uno scossone senza precedenti nel clan, dato il ruolo di primo piano della vittima.

Incontrera era già da tempo assurto ad un incarico di primo piano nel mandamento tanto che già dal 2019 – complice poi la parentela acquisita per parte di figlia con Giuseppe Di Giovanni – partecipava ai vertici con gli altri capi delle famiglie di Cosa nostra, dove si decidevano strategie criminali, ci si scambiava informazioni, si decideva come gestire appalti, condizionare il voto per ottenerne ovvi vantaggi criminali. Incontrera era parte attiva nelle riunioni di vertice del mandamento di Porta Nuova: gestiva il business della droga, aveva rapporti con i fornitori, con i responsabili dello spaccio nelle piazze – prima fra tutte quella di piazza Ingastone, il cuore del suo quartiere – e infine con i singoli spacciatori, ai quali assegnava compiti e confini precisi per la loro attività illecita, pagando loro lo stipendio. Da cassiere del clan aveva anche il delicato compito di aiutare le famiglie degli affiliati finiti in carcere, e anche di assicurare una assistenza economica – il welfare che sempre più spesso si è assunta Cosa nostra anche in altre zone della città – ai tanti che in questo periodo funestato dal Covid e dai lockdown, hanno visto aggravare le proprie condizioni di vita.

Incontrera padre aveva coinvolto a pieno titolo, nelle attività mafiose, anche il figlio Salvo, 25 anni: secondo la ricostruzione di Dda e carabinieri, il ragazzo si occupava in prima persona dello spaccio ed era responsabile di una piantagione di droga indoor, che curava con la complicità di Massimiliano D'Alba e Francesco Domina. Il suo nome compare già prima del 2019 in rapporti giudiziari in cui si ricostruiva lo spaccio di droga in città.

L’attenzione degli inquirenti nei confronti di Giuseppe Incontrera e del consuocero Giuseppe Di Giovanni era già alta da mesi. E dopo il 13 aprile, quando scattano gli arresti nell’inchiesta «Compro oro» della guardia di finanza, succede un altro episodio illuminante per gli inquirenti. Incontrera e Salvatore Di Giovanni, che sono citati più volte nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in quanto sarebbero stati legati all’organizzazione, entrano in allarme. Evidentemente hanno appreso che i loro nomi sono stati fatti dal pentito Alessio Puccio e temono conseguenze giudiziarie. All’orecchio degli inquirenti arriva la notizia che Incontrera sta pensando di allontanarsi da casa. E lo stesso fa Salvatore Di Giovanni: in una conversazione con la moglie, intercettata dai carabinieri, le dice in codice: «Ro’, eventualmente da stasera ci dobbiamo coricare là. O mi ci devo coricare solo io perché già è partita la segnalazione... Statti tranquilla, pure a me dispiace, però purtroppo che ci possiamo fare...».

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