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Palermo, ci sono gruppi in lotta: gli investigatori temono l’apertura di una faida allo Sperone

Gli inquirenti non escludono che possa covare dalle ceneri della pistola ancora fumante di Camillo Mira una possibile ritorsione

Palermo. Omicidio allo Sperone,vittima Giancarlo Romano,le indagini della Polizia e i rilievi della Scientifica...Ph.Alessandro Fucarini.

C’è massima allerta a Palermo, in questura, commissariati e caserme dopo l’omicidio dello Sperone. Le modalità plateali sono proprio l’aspetto che viene considerato maggiormente pericoloso. Si è di fronte a gruppi criminali, si parla di due fazioni (ma su questo ancora le ricostruzioni investigative sono in corso) che non avrebbero paura a fronteggiarsi anche alla luce del sole. Di fondo nessuna strategia sopraffina, metodologia che oramai sembra non far più parte del modus operandi degli attuali capi delle varie organizzazioni criminali cittadine.

Proprio per questo gli inquirenti non escludono che possa covare dalle ceneri della pistola ancora fumante di Camillo Mira una possibile ritorsione. Un’ulteriore spedizione punitiva potrebbe essere stata messa in conto dalla fazione vicina alla vittima e al suo compare ancora in gravi condizioni all’ospedale. La sfacciataggine di aver sparato nel pomeriggio e in una zona centralissima della città fa presumere che si potrebbe essere di fronte a schegge impazzite, personaggi che non temono nulla e proprio per questo soggetti ritenuti ancor più pericolosi. Uomini in buona sostanza dal grilletto facile, dalla tendenza alla violenza senza troppi fronzoli. Ma soprattutto in grado di valicare qualsiasi confine del buon senso e proprio per questo di dare vita anche a reazioni spropositate e fuori controllo.

Al momento non sembrano esserci concreti segnali di una possibile nuova spedizione di qualche gruppo organizzato, ma l’eventualità non appare nemmeno totalmente da scartare. Il quartiere dello Sperone storicamente è territorio dove c’è sempre stato un saldo controllo delle piazze di spaccio. Proprio questo potrebbe essere il reale motivo del raid di sangue, il debito dell’agenzia scommesse dei Mira in realtà sarebbe solo la scintilla sfociata nella sparatoria. La recente operazione antidroga «Nemesi» proprio nella zona dello Sperone è servita a ricostruire l’organigramma dell’associazione, con un vertice che gestiva il rifornimento, le strategie di spaccio e raccoglieva i proventi dell’attività.

A quell’epoca, parliamo di tre anni fa, ad operare c’erano tre distinte compagini criminali, ognuna con a capo una famiglia che organizzava autonomamente la propria «piazza di spaccio» e impartiva precise direttive ai propri pusher. Ci furono ben 58 indagati, molti dei quali finiti in carcere. Non appare dunque impossibile pensare che da allora chi era al vertice e reggeva le «teste calde» non sia più stato rimpiazzato. Di conseguenza ci potrebbe essere stato qualche «sconfinamento», qualche dose di troppo venduta in strade che non erano di competenza di determinati pusher. Da qui ad arrivare a premere il grilletto la strada potrebbe essere stata breve.

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