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Il Far West allo Sperone con l'ombra della mafia, i conflitti a fuoco immortalati dalle telecamere

Storie di debiti e scommesse online dietro omicidio di Giancarlo Romano. Le riprese degli impianti di videosorveglianza hanno aiutato la polizia a ricostruire quanto accaduto. Le deposizioni dei Mira hanno aggiunto particolari sul movente degli agguati

Per un pomeriggio intero si sono inseguiti e affrontati per le vie di Palermo armati di pistola come nel Far West. Ore di terrore puro con un epilogo tragico: la morte di Giancarlo Romano, 37 anni, ex fedelissimo del boss Antonio Lo Nigro, ora asceso al comando del clan di corso dei Mille. Dietro al delitto debiti non saldati e il controllo delle scommesse on line in un quartiere difficile, lo Sperone. Ad affrontarsi per le strade del rione da un lato Romano e il suo luogotenente Alessio Caruso, condannato a 5 anni per estorsione, dall’altro Camillo Mira e i figli Antonio e Pietro.

Tutto sarebbe nato dalla richiesta degli uomini di Caruso, emissario del boss, di saldare un debito di circa 2.500 euro che i Mira avevano contratto con Romano. La somma era il prezzo che il clan pretendeva per l’attività svolta da Pietro Mira, figlio di Camillo, per la gestione, nel rione, della raccolta delle scommesse abusive online. Ma il denaro per onorare il debito i Mira non lo avevano, avendolo speso per pagare le vincite al gioco. E agli uomini di Caruso, arrivati in prima battuta, era stato chiesto di aspettare qualche giorno. Una pretesa che gli emissari del capomafia però non hanno gradito.

Così ieri pomeriggio, per conto del capomafia, Caruso si è presentato nel garage di via XXVIII Maggio dove si svolgeva l’attività di raccolta scommesse. Alla richiesta di saldare Pietro Mira ha ribadito il suo no. A questo punto, come avrebbe raccontato lo stesso Mira, Caruso si sarebbe avvicinato e con un tirapugni gli avrebbe sferrato un colpo al viso ferendolo.
Col volto insanguinato e un profondo squarcio sulla guancia la vittima è stata accompagnata in ospedale per medicare la ferita. Prima al Buccheri La Ferla e poi al Civico, nel reparto di chirurgia plastica.
Nel frattempo il padre, armato di pistola e il fratello Antonio sono andati al tabacchi di Giancarlo Romano in corso dei Mille per cercare Caruso e vendicarsi. Ne è nato un conflitto a fuoco e Camillo Mira, rimasto ferito, è fuggito via per far ritorno al centro scommesse.

L’epilogo dello scontro si è svolto lì, nel garage dei Mira, dove Giancarlo Romano e Alessio Caruso si sono presentati con l’intenzione di chiudere la questione. Al culmine di una nuova lite c’è stata l’ennesima sparatoria. Romano è rimasto ucciso, mentre il suo luogotenente, ferito in modo grave, è stato portato in ospedale per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.
Le telecamere di sorveglianza delle zone in cui i conflitti a fuoco si sono svolti hanno aiutato la polizia a ricostruire quanto era accaduto. Le deposizioni dei Mira hanno aggiunto particolari sul movente degli agguati. Camillo e Antonio Mira sono stati fermati stamattina, Alessio Caruso poco dopo. Sono accusati a vario titolo di omicidio, tentato omicidio ed estorsione

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