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Palermo, tre fermati per l'omicidio allo Sperone. Il movente: un debito da 2.500 euro per le scommesse clandestine

In stato di fermo Camillo e Antonio Mira e il ferito nell'agguato, Alessio Caruso. Secondo una prima ricostruzione, padre e figlio avrebbero iniziato l'inseguimento finito poi con la morte di Giancarlo Romano

Palermo. Omicidio allo Sperone,vittima Giancarlo Romano..Ph.Alessandro Fucarini.

Tre persone sono state fermate dalla Direzione distrettuale antimafia a poche ore dalla sparatoria avvenuta nel quartiere Sperone, sulla costa sud di Palermo, durante la quale è morto Giancarlo Romano (nella foto, 37 anni) ed è rimasto ferito Alessio Caruso (29 anni). Dalle indagini avvenute nella notte, sembrerebbe che a sparare per primi sarebbero stati due uomini, padre (Camillo Mira, 55 anni) e figlio (Antonio), che abitano nello stesso palazzo in cui è avvenuta la sparatoria, nella zona di via XXVII maggio.

Caruso, poco prima dell’omicidio di Romano, aveva avuto una violenta discussione culminata in una sparatoria, di fronte ad una sala scommesse di corso dei Mille, con Camillo Mira. Durante la lite erano rimasti feriti un cliente e lo stesso Mira.

Sotto casa di quest'ultimo e del figlio, Giancarlo Romano e il suo amico Alessio Caruso avrebbero atteso i rivali. Lì sarebbe proseguito l’inseguimento con pistole alla mano, fino ai colpi mortali. Caruso, invece, sarebbe stato ferito gravemente ed è ora ricoverato all'ospedale Buccheri La Ferla: è in pericolo di vita per le lesioni riportate all’addome ed alla testa.

A quanto pare, però, altri soggetti sarebbero stati presenti alla scena. Non è ancora chiaro, se a ferire Alessio Caruso e ad uccidere Giancarlo Romano siano stati il padre e figlio fermati. La polizia scientifica ha trovato sul luogo dell’omicidio sei bossoli, quattro di uno stesso calibro e due di un altro. A sparare, dunque, sarebbero state due pistole diverse.

Gli agenti delle volanti, nella notte, hanno perquisito anche le abitazioni di Camillo Mira e del figlio, il primo sarebbe stato trovato a casa con una ferita da arma da fuoco alla gamba. I due sono al momento in stato di fermo insieme ad Alessio Caruso: si contestano, a vario titolo, le accuse di omicidio, tentato omicidio, porto abusivo d’arma da fuoco e tentata estorsione, reati aggravati dal metodo mafioso.

Di fondamentale importanza per la ricostruzione di quanto avvenuto  è stata la visione delle immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza installate nella zona e delle numerose perquisizioni effettuate dagli investigatori.

Le indagini sono ancora in corso per capire chi abbia sparato i colpi di pistola e il coinvolgimento di altri soggetti che ieri sera erano presenti sulla scena del crimine.

I motivi della lite

È stato un lungo pomeriggio di fuoco ieri allo Sperone a Palermo. Da un lato Alessio Caruso e Giancarlo Romano, dall’altro Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, con i loro parenti. Tutto sarebbe nato dalla richiesta di saldare un debito di circa 2.500 euro da parte dei Mira nei confronti di Caruso. Il pagamento per l’attività di Pietro Mira, figlio di Camillo e fratello di Antonio, che gestisce la raccolta delle scommesse abusive sui siti on line nella zona. Ma il denaro per onorare il debito i Mira non lo avevano avendolo speso per pagare le vincite.

Agli emissari di Alessio Caruso, arrivati in prima battuta, era stato chiesto di aspettare. Ma Caruso non aveva intenzione di attendere. E così ieri pomeriggio il creditore, arrestato per estorsione nel 2016 e condannato in via definita a 5 anni di reclusione, si è presentato nel garage di via XXVIII Maggio dove si svolge l’attività di raccolta scommesse. Alla richiesta di saldare il debito Pietro Mira ha ribadito il suo no dicendo a Caruso che avrebbe dovuto aspettare qualche giorno.

A questo punto, come avrebbe raccontato lo stesso Mira, Caruso si sarebbe avvicinato e forse con un tira pugni gli avrebbe sferrato un colpo al viso ferendolo. Pietro, ferito, è stato accompagnato in ospedale per medicare la ferita al volto. Prima all’ospedale Buccheri La Ferla e poi al Civico in chirurgia plastica.

Nel frattempo il padre Camillo Mira e il figlio Antonio sono andati al tabacchi di Giancarlo Romano in corso dei Mille per cercare Alessio. Il padre era armato. Ne è nato un conflitto a fuoco e Camillo è rimasto ferito.

Padre e figlio sono tornati di nuovo nella zona dei garage in via XXVII Maggio e sono stati raggiunti al quel punto da Giancarlo Romano e Alessio Caruso, al culmine di una lite c’è stata l’ennesima sparatoria. Romano è rimasto ucciso sull’asfalto mentre Alessio Caruso, ferito in modo grave, è stato portato in ospedale per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.

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