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Serate violente nella movida di Palermo, branchi armati «pronti a sparare e a bruciare auto»

I locali della movida presidiati dalle forze dell'ordine (foto Fucarini)

L’arroganza di pochi, la resilienza dei giusti. Loro, ragazzi tranquilli, che prenotano l’ingresso per la serata in discoteca, fanno la fila, pagano le consumazioni. Gli altri, che arrivano a frotte verso l’una di notte, quando davanti alle transenne del Country o del Mob, piste da ballo da grandi numeri (spazio per mille e oltre), non si fermano più le auto di genitori che scaricano i figli minorenni, ma fiumane di motorini con giovanissimi senza biglietto, che però vogliono entrare in pista lo stesso. Anzi. Lo pretendono, altrimenti «spariamo, incendiamo le macchine parcheggiate, vi aspettiamo fuori...».

Intimidazioni verbali e poi fisiche, quelle raccontate dai titolari dei locali notturni e dai buttafuori dal centro alla periferia, perché «è quello che cercano e per cui vengono già ben equipaggiati, a ogni fine settimana» nei luoghi della movida ormai senza pace. Risse, coltellate, pugni, contese a colpi di casco. La violenza armata di tutto punto.

Minorenni palestrati, molti fanno boxe e arti marziali, che pensano che le scazzottate facciano forse ancora parte dell’allenamento nella sala attrezzi. Più tardi a spalleggiarli arrivano i più adulti, dalle periferie dello Zen, Sperone e Cep: così diventa un esercito di 100, 200 a volte 300 persone trasformate in una sola, immensa testa d’ariete che spinge e passa, lasciando a terra feriti e danni.
Non c’è più spazio per il sano divertimento che è diventato sicuramente dramma per un addetto alla sicurezza. Dopo l'aggressione di sabato notte al Country, si ritrova con l'uso della vista compromesso dall’occhio nel quale è stato colpito proprio nel tentativo di frenare l’ennesimo arrembaggio alla festa musicale. Messo ko all’ingresso davanti ai colleghi e poi aggredito fuori dove la massa di barbari era in attesa con i cocci delle bottiglie convertite in armi. Un lungo intervento chirurgico nel reparto di Oculistica dell’ospedale Civico per evitare il peggio, ma per Salvatore B., quarantenne padre di famiglia, l’epilogo di una normale giornata di lavoro è comunque terribile. Non perde l’occhio, ma la sua funzionalità è compromessa.

Schegge impazzite li definiscono gli addetti alla sicurezza, circa 500 in città, che adesso hanno paura e lanciano l'allarme. «Bisogna fare qualcosa, rischiamo la vita ad ogni evento - dice Marcello Catalano, esperienza trentennale nel campo e che ammette di non avere mai visto nella sua carriera un periodo così buio -. Ogni sera, dal centro a Mondello, ci ritroviamo a fronteggiare questa marea di ragazzini decisi a portare scompiglio. Si affrontano fra di loro fuori dai locali e anche se non ci spetta, usciamo e tentiamo di riportare un minimo di calma. Nelle discoteche siamo in tanti, ma in un pub del centro a volte c’è solo un addetto alla sicurezza e lì è diventato pericolosissimo lavorare».

Casi più eclatanti e tanti altri che restano senza voce, ma che si ripetono dalla riapertura dei locali post pandemia quasi ogni sera, con un affresco agghiacciante simil-Gomorra, scene volontariamente emulate dai ragazzini riconoscibili ora pure dal nuovo look imperante: baffetti e capelli corti alla tedesca.

La sera prima della grave aggressione al Country, sulla quale sta indagando la polizia con l’esame dei video registrati dalle telecamere di sorveglianza, stessa scena in un locale di via La Malfa. Il branco ha forzato l'ingresso ed è entrato nel locale minacciando il personale con frasi agghiaccianti. Poi ha scatenato l’ira sul titolare, su un dipendente e sul barman che aveva negato il drink senza regolare pagamento. In ordine sparso, sul terreno di scontro sono rimaste due costole rotte, punti alla testa e una faccia tumefatta da un pugno. Normale amministrazione. Nell’elenco delle rivendicazioni tramutate con la forza in diritto, quelle di entrare gratuitamente e di consumare al bar senza uscire un euro. Oltre a spadroneggiare nei privè.

«Si muovono in gruppi numerosi ed è difficile affrontarli in questa situazione perché non sai mai cosa possono uscire fuori improvvisamente dalle tasche - dice il gestore del Country, Vicio Di Fresco -. Al locale siamo stati costretti alle due a interrompere la serata in anticipo, spiegando ai ragazzi che ballavano ignari di tutto, che siamo contro ogni tipo di violenza e che dobbiamo garantire il loro divertimento. La cosa più bella è stato il loro applauso». Di Fresco ha già presentato la denuncia alla polizia e la società che gestisce la discoteca si costituirà parte civile nel processo per lesioni gravi al buttafuori. Ma resta la rabbia e la richiesta urgente di soluzione.
«C'è una tendenza grave alla rissa, a lanciarsi contro l'altro che si ripete ogni sera - aggiunge -. Nel locale ci sono 35 addetti alla sicurezza, ma purtroppo quello che succede fuori può avere un unico deterrente: i lampeggianti delle forze dell'ordine fissi davanti ai locali. Lo chiediamo con forza, visto che poi rischiamo la chiusura. Vorremmo invece grandissima collaborazione con la polizia, per evitare che al danno si aggiunga la beffa».

È dello stesso avviso Vincenzo Grasso, che gestisce il Mob, l'altra discoteca da grandi capienze alle porte della città e che fa anche parte di Confcommercio. «La situazione non è diversa per noi - chiarisce -. Non sono solo ragazzini, ma anche maggiorenni che generano tensioni e scontri. Il problema non si risolve con l’articolo 100, che chiude una attività e sposta solo questa marea di gente in altri locali dall'altra parte della città. Vogliamo adesso un segnale che lo Stato c'è, perché ci sentiamo abbandonati».

Il centro storico, poi, è una bomba a orologeria. Vucciria e Albergheria invasi da bulli e da illegalità. Molti episodi si conoscono quando degenerano gravemente, ma tanti altri rimangono senza voce. «So di tanti ragazzini - aggiunge Catalano - che vengono regolarmente aggrediti e coinvolti in risse, tanto da finire in ospedale. Non so se poi queste diventano oggetto di denunce formali, però è quello che succede. Non si possono tenere gli adolescenti ancora chiusi in casa per paura solo perché in pochi destabilizzano l'ordine pubblico. Quando lavoravo a Isola delle Femmine quest'estate, ogni giorno era costellato da risse. Alla fine il gestore ha dovuto chiudere il locale». Sono pochi, ma finora hanno vinto.

 

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