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Palermo, l'aggressione al Country: si scava nei video per scoprire chi ha colpito il buttafuori

Una serata al Country (foto dalla pagina Facebook del Country Disco Club)

Le immagini delle videocamere, le testimonianze di chi sabato notte era al Country e ha assistito all'aggressione dell'addetto alla sicurezza della discoteca del club: partono da questi due punti fermi le indagini della polizia di Palermo per cercare di stanare chi ha sferrato un pugno a Salvatore B., il quarantenne della security che rischia di vedersi compromessa per sempre la vista da un occhio.

Le riprese della videosorveglianza sono difficili da decifrare, dato che era notte quando è accaduto tutto, ma gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni - che guida il dipartimento Criminalità diffusa -, sono abituati a scovare anche tra mille difficoltà una traccia che potrebbe portare a chi ha aggredito alle spalle il buttafuori, che è una delle ultime vittime di un clima di tensione e violenza che colpisce l’universo della movida.

L’attività di indagine di queste ore va di pari passo con le richieste di maggiori controlli nei pressi dei locali notturni, sempre più spesso teatro di atti di violenza. Alle richiesta di schierare l'esercito per difendere i cittadini - che siano buttafuori o giovani che frequentano i locali della movida - avanzata dall'assessore del Comune di Palermo alle Attività produttive, Giuliano Forzinetti, arriva una risposta indiretta che fa riferimento all'esperienza in corso anche in Sicilia dell’operazione Strade sicure: i militari possono essere chiamati a supportare polizia e carabinieri su richiesta della prefettura, che in casi di emergenza o particolare necessità può mobilitare alcuni contingenti.

Non è un caso che il potenziamento dei controlli affidati a polizia e carabinieri - nell'ambito di una strategia complessiva stimolata dalla Procura che ha messo in campo anche la polizia giudiziaria che agisce sotto il suo coordinamento - ha portato tra giugno e settembre all'arresto di almeno 6 persone, che si erano rese responsabili di una serie di reati legati ad aggressioni o risse.
Il loro identikit è già abbastanza definito nei fascicoli della Procura: sono appena diventati diciottenni e fanno spesso uso di crack, la droga che costa pochi euro, denaro che viene procurato anche grazie a piccole rapine.

Stefano Spitalieri e Mimma Calabrò della Fisascat Cisl hanno chiesto un incontro alla prefettura per affrontare il tema dei controlli e della sicurezza di chi va a lavorare sapendo di essere sempre più spesso vittima di aggressione. Ma i due sindacalisti vanno oltre: «In seguito al verificarsi di fenomeni di questo tipo, sono tantissime le attività che restano chiuse, costringendo i lavoratori a fermarsi per parecchie settimane. È necessario trovare urgenti soluzioni per arginare tali tipi di fenomeni e siamo certi che l’incontro con la prefettura non potrà che dare una svolta alla situazione, non soltanto per i lavoratori che rischiano quotidianamente la propria vita, ma anche per tutte le imprese sane del settore che, dopo anni di chiusure, non avrebbero mai pensato di ritrovarsi a vivere vere e proprie scene da Far west».

Al tavolo del confronto, è la richiesta della Cisl, dovrebbero partecipare la prefettura, il questore, il sindaco, gli assessori alle Attività produttive e alla Sicurezza e la presidenza di Confcommercio.
«Serve la tutela dei lavoratori impiegati in questo settore» aggiungono Spitalieri e Calabrò. «Sono centinaia i lavoratori che, ormai troppo spesso, rischiano la propria incolumità durante il proprio turno lavorativo».

Una prima risposta, nei giorni scorsi, è arrivata dal sindaco Roberto Lagalla che ha disposto l’aumento delle ore di lavoro del personale della polizia municipale. Un provvedimento che ha permesso a 135 vigili urbani di essere più presenti in strada anche per pattugliare le zone della movida, che ormai dura dal martedì alla domenica. Non è prerogativa della polizia municipale vigilare affinché nei locali notturni non accadano episodi di violenza. Ma solo una risposta corale può - quanto meno - limitare la movida violenta.

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