È la coppia che fa il totale. Baldini è certamente il condottiero di una fantastica promozione, ma non è stato mai da solo. Accanto a lui, il suo "amico fedele", come lo ha definito in conferenza stampa qualche giorno fa. Mauro Nardini è più di un vice.
Prima delle partite è il primo a parlare nello spogliatoio, durante gli allenamenti urla, sprona, con voce da tenore. L'uomo che tutti vorrebbero nei momenti di difficoltà, perché lui sa come tirare su il morale. Poi, se tutto va bene, salta, balla, si spoglia e canta con i giocatori. L'opposto del suo amico Baldini, che invece tiene le sue emozioni nascoste. Dentro di sé, non le condivide ma le prova.
Dietro la vittoria del Palermo si nasconde dunque un binomio indissolubile, il valore di un rapporto umano che va oltre al rettangolo verde e che è stato percepito dai calciatori. La notte dei festeggiamenti dopo la vittoria contro il Padova, Nardini parlava con tutti, con l'umiltà di uno che non ha appena vinto la Serie B. Abbracci, baci, aneddoti, perché la semplicità forse è stata la base del trionfo. Le fondamenta, per arrivare poi alla promozione e alla concretizzazione del sogno.
Allegro, scatenato, un padre per i giocatori, uno di famiglia. Una di quelle persone che se dovessero lasciare, farebbero cadere lacrime di dolore. Era lui che faceva partire il coro: "Serie B! Serie B!". A squarciagola, con l'anima di chi ha appena realizzato qualcosa di speciale. Poi classico spogliarello, il secondo dopo quello sfoderato in campo al fischio finale.
Poi l'abbraccio di Buba Marong, uno che con la nuova gestione non ha mai giocato ma che ugualmente è andato verso Nardini, ad abbracciarlo, a stritolarlo. Questo forse spiega molte cose, forse tutto. Nato nel 1964, a Massa, proprio come Baldini. Ex centrocampista, di contenimento. Tanta grinta e cuore, proprio come in panchina. Cresce calcisticamente nel Romagnano prima di approdare nella Sarzanese ancora tra i dilettanti.
L'esordio nel professionismo avviene nel Pontedera in Serie C2, prima dei due anni alla Spal in C1. Un'escalation straordinaria, una gavetta di un uomo che non ha mai chiesto nulla e che ha ottenuto tutto gradualmente, col sacrificio. Mai un salto temporale troppo ampio, tutto costruito a piccoli passi come soltanto gli uomini di valore sanno fare. Arriva in Serie B con la maglia della Spal, poi due anni al Barletta.
Nel 1990, la svolta: arriva la Serie A con il Cagliari dove ottiene due salvezze in due anni. Poi la retrocessione con la Fidelis Andria, i due anni e mezzo in B col Venezia e l'esperienza alla Pistoiese, quasi a fine carriera. Infine Livorno e Modena, dove chiude la parentesi coi professionisti. La sua ultima squadra è stata il Camaiore, in Eccellenza, dopo il ritorno con la Sarzanese, li dove tutto era iniziato. Uno come lui, doveva condurre per forza una vita in panchina. Così, dopo il ritiro, l'esperienza al Brescello come vice prima di ottenere un ruolo da protagonista (allenatore in prima) della Massese, la squadra della sua città natale.
Nel 2012-2013 ha allenato il Romagnano in prima categoria toscana. Se solo gli avessero detto che 10 anni dopo sarebbe stato promosso in B con una piazza come Palermo, forse non ci avrebbe creduto nemmeno lui. Nel 2017 viene ingaggiato dalla squadra Berretti della Carrarese e dal 2018 ha lavorato al fianco di Baldini in prima squadra.
L'allenatore del Palermo dirà di lui: "Io so che non mi tradirà mai, per me è un fratello e so che mai mi abbandonerà. Prima delle partite parla sempre lui, non è l'ultimo arrivato". Un amico di Baldini, ma forse di tutta quanta Palermo. È proprio vero che la vita esaudisce i sogni a chi merita.
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