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Palermo, nuovo colpo al clan di Porta Nuova: 12 arresti nella notte

Nuovo colpo al mandamento di Porta Nuova a Palermo, storico clan di Cosa nostra. Dopo appena dieci giorni, i carabinieri hanno dato seguito all’operazione Vento che aveva portato a disporre il fermo di 18 presunti esponenti della famiglia mafiosa (due di loro, Giuseppe Auteri e Nicolò Di Michele, dieci giorni fa sono riusciti a sottrarsi alla cattura). Nella notte i militari hanno eseguito un’altra ordinanza firmata dal gip di Palermo nei confronti di dodici presunti affiliati. Le indagini sono state coordinate dalla Dda e hanno scongiurato nuove violenze e tensioni, principalmente il tentativo di punire i responsabili dell’omicidio di Emanuele Burgio, avvenuto a Palermo il 31 maggio del 2021.

Nell'ordinanza il gip dispone per quattro persone la custodia in carcere e per otto gli arresti domiciliari: i dodici sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, coltivazione e spaccio di stupefacenti, violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose. Il carcere è stato disposto ancora per Giuseppe Auteri e Nicolò Di Michele e poi per Filippo Burgio e Salvatore Incontrera. Il primo è il padre del giovane ucciso l'anno scorso in via dei Cassari, alla Vucciria. Avrebbe dovuto lasciare il carcere oggi. Il secondo, Salvatore Incontrera, è il figlio di Giuseppe, cassiere del clan ucciso qualche giorno prima del blitz alla Zisa, in via Imperatrice Costanza. Anche Salvatore Incontrera era già in carcere, era stato arrestato dieci giorni fa nell'ambito dell'operazione Vento.  Ai domiciliari vanno Giuseppe D’Angelo, Massimiliano D’Alba, Antonino Fardella, Gaetano Verdone, Francesco Verdone, Marco Verdone, Angelo Costa e Maria Carmelina Massa.

L’operazione è stata chiamata Vento 2 è costituisce pertanto  la prosecuzione di quella messa a segno lo scorso 6 luglio. Un’operazione scattata a pochi giorni dall’omicidio di Giuseppe Incontrera, avvenuto il 30 giugno scorso a Palermo. Per quel delitto è indagato e reo confesso Salvatore Fernandez, che si è costituito dopo che era già braccato dai carabinieri. L’indagine aveva rivelato che vi erano chiari segnali di una possibile escalation; per questo motivo era stato deciso di anticipare il blitz.

Anche su questa seconda tranche il Nucleo Investigativo di Palermo ha raccolto ulteriori elementi circa una recrudescenza di violenze connessa con alcune tensioni in atto all’interno del mandamento di Porta Nuova. Circostanze che hanno fatto scattare i provvedimenti del gip richiesti dalla procura e bloccato, tra l’altro, la scarcerazione di Filippo Burgio, detenuto per altra causa, che doveva tornare in libertà proprio oggi. Secondo gli inquirenti, avrebbe manifestato la volontà di punire i responsabili dell’uccisione del figlio Emanuele. Anche per questo omicidio ci sono già tre indagati.

I carabinieri contestano agli indagati, fra l'altro, l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti gestita «in tutta la sua filiera». Dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio gestito dai vertici della struttura criminale per alimentare le casse mafiose. L’associazione avrebbe assunto la gestione diretta di sei piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), con a capo uomini ritenuti affiliati a cosa nostra; coltivazione e spaccio di stupefacenti; violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.

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