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Indumenti usati a Palermo, come e dove vanno gettati: 300 contenitori per le strade

La raccolta degli abiti e accessori di abbigliamento usati viene effettuata da una ditta esterna

Non solo “porta a porta” e raccolta differenziata. Fra i materiali da eliminare nelle case dei palermitani ci sono anche gli indumenti.

La raccolta degli abiti e accessori di abbigliamento usati viene effettuata da una ditta esterna incaricata e direttamente controllata dalla Rap, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo.

Indumenti, scarpe e accessori usati devono essere chiusi all’interno di sacchi da parte dei cittadini, i quali possono depositarli negli appositi contenitori per la raccolta disseminati per le strade del capoluogo siciliano. Sono contrassegnati dal logo Rap - sono oltre trecento quelli posizionati su strada -, oppure i vestiti possono essere conferiti nei Centri comunali di raccolta.

«A valle di eventuali segnalazioni e/o rilevazioni di disservizi - spiegano da Rap -, il recupero verrà effettuato entro 48 ore dalla ricezione delle stesse».

Tutto il materiale raccolto, per il successivo riciclo, viene prelevato dalla ditta autorizzata che è la Dusty srl – Piattaforma Palermo Recuperi, operativa in contrada Rocca Bianca a Marineo.

In Italia circa il 29% dei vestiti buttati via tramite i cassonetti è destinato al riciclo industriale. L’utilizzo principale, secondo il report l'Italia del riciclo della Fondazione Sviluppo sostenibile, riguarda il pezzame industriale e le imbottiture. Al secondo posto si trova la sfilacciatura, che costituisce l'attività alla base per la rigenerazione dei cenci.

Nella produzione di pezzame a uso industriale rientrano gli oggetti che serviranno alla pulizia, sia industriale che per le faccende di casa. Oltre a questi utilizzi il riciclo dei tessuti riguarda anche la filatura e la ricardatura delle fibre tessili che diventeranno isolanti acustici o termici.

Il 68% dei rifiuti tessili urbani italiani è destinato al riutilizzo. Viene quindi commercializzato per essere riutilizzato in mercati esteri. Prima di questa fase sono previsti tre passaggi per rendere gli abiti idonei al riutilizzo, nello specifico una prima selezione tra capi destinati a riutilizzo o al riciclo, seguita da una cernita per tipologia di capi. Una seconda selezione (manuale) permette di separare gli indumenti in base alla qualità e creare lotti il più possibile di valore. Infine arriva la igienizzazione dei capi in base alle norme di legge in modo da permetterne la commercializzazione.

Anche l'export costituisce un aspetto importante. Oltre ai centri di lavorazione e smistamento in Italia, che si trovano principalmente a Prato e a Napoli, secondo il report analizzato una buona percentuale di abiti buttati via in Italia viaggiano verso i paesi dell'est europeo, de nord Africa e dell'Africa sub sahariana.

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