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Palermo, il cuoco del ristorante in cui lavorava l'algerino ucciso: «Mai problemi, era un uomo gioioso e affabile»

Il 41enne lascia la moglie e due figli piccoli. Stava tornando a casa quando è stato freddato in strada dal suo assassino

Badr Boudjemai

«Era una persona tranquilla, mai niente di sospetto o di strano, nessuno qui era venuto a cercarlo». Giuseppe Lo Jacono, cuoco e marito della titolare del ristorante Appetì (foto sopra) di via Emerico Amari a Palermo, parla di Badr Boudjemai  (nella foto qui sotto), l'algerino ucciso in via Roma che lavorava nel suo locale. Descrive il 41enne come un uomo felice, che dopo tanti sacrifici aveva trovato il suo equilibrio grazie al lavoro e alla sua famiglia.

Fratello di Fella Boudjemai, mediatrice culturale molto nota nelle comunità straniere che vivono nel capoluogo, viveva da tempo in città con la moglie e i suoi due figli. «Aveva due bambini, di un anno e cinque anni, lo avevo conosciuto perché cercava lavoro e qui io avevo bisogno di personale. Faceva il cameriere e il buttadentro, ovvero attirava e accoglieva i clienti, era di natura una persona sorridente e serena. Lo chiamavamo Samir, prima di arrivare qui a Palermo lavorava sulle navi della Grimaldi. In città aveva finalmente trovato stipendio e rispetto ed era molto apprezzato dai clienti, dai quali riceveva anche ottime recensioni».

Il 41enne abitava in via Roma, stanotte stava tornando dalla sua famiglia dopo avere terminato il proprio turno, ma il suo assassino lo ha freddato in strada, di fronte alle Poste centrali. «Non aveva mai creato alcun problema - prosegue Lo Jacono, cuoco e marito della titolare del locale - era carismatico, affabile. In città in tanti lo conoscevano perché aveva già lavorato in via Maqueda, non perdendo mai quel suo sorriso che tutti ricorderemo».

Giuseppe Lo Jacono (foto di Alessandro Fucarini)

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