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Appalti all'aeroporto di Palermo, 13 gli indagati: coinvolto Scelta

Per la tentata estorsione a Palazzolo: ci sarebbero tre complici. Il gip: l’arrestato «è spregiudicato e cinico». Gesap: si allarga l’inchiesta precedente al caso Helg. Accuse di associazione a delinquere e corruzione. Ai raggi X affidamenti e lavori

PALERMO. L’inchiesta si allarga. Gli indagati sono 13. Ci sono appalti di ogni tipo. Per lavori sulle piste, per i parcheggi a pagamento, una sorta di miniera d’oro. Ci sono le consulenze. La Gesap sempre più nel mirino della Procura di Palermo: associazione per delinquere semplice, turbativa d’asta e corruzione i reati ipotizzati. La corruzione viene contestata a Carmelo Scelta, il direttore generale dell’azienda che gestisce i servizi aeroportuali a Punta Raisi: Scelta, che è il signor «omissis», nell’ordinanza di arresti domiciliari per Roberto Helg, preso in flagranza di reato dai carabinieri, lunedì della settimana scorsa, con una carpetta contenente 30 mila euro in contanti, lasciata sul tavolo, e con un assegno da 70 mila in tasca.

«Omissis», cioè il dg Scelta, aveva avuto contatti con Santi Palazzolo, il pasticciere che Helg ha ammesso di avere sottoposto a un’estorsione. Scelta, dopo uno scambio di sms, era andato a trovarlo presso il suo negozio di Cinisi: e a lui, che chiedeva il rinnovo della concessione, aveva prospettato la questione delle «royalties» che il gestore unico dell’aeroporto Falcone-Borsellino, Airest, paga al 18 per cento, mentre Palazzolo era al 7. L’aumento sarebbe stato inevitabile, aveva spiegato Scelta, anche perché in cda c’erano malumori: e a farsi latore della «protesta» sarebbe stato proprio Helg, a parole «amico» di Palazzolo. A quel punto il consiglio di «omissis» a Palazzolo: vai a parlare col tuo amico Helg.

La vicenda della settimana scorsa, che avrebbe già portato ad aprire un nuovo fascicolo su Scelta, è sganciata dal vecchio filone di inchiesta, che ipotizzava l’associazione per delinquere finalizzata al compimento di abusi d’ufficio e che ora si è estesa a reati più gravi. Cinque coloro che sono considerati «capi e promotori»: Renato Chiavaroli, abruzzese di 65 anni; Natale Chieppa, napoletano di 60 anni; Stefano Flammini, 62 anni romano (archiviata la posizione del fratello Maurizio, dunque non più indagato); e di Roma è pure Sergio Gaudiano, di 63 anni. Il primo è un ingegnere esperto in sicurezza aerea, gli altri consulenti esterni. Il reato associativo è contestato anche a Massimo Abbate, dirigente Gesap, palermitano, 54 anni; Carlo Maria Sadich, architetto di Campobasso, 64 anni, titolare della Cdp, Compagnia del progetto; Giampaolo Tocchio, originario della Capitale, 63 anni; e Leonida Giannobile, 69 anni, di Bolzano. In due filoni diversi di indagine rispondono di turbativa da una parte Abbate, Chiavaroli, Chieppa, i Flammini, Gaudiano, Sadich, Tocchio e Giannobile; da un’altra ci sono Carmelo Scelta, palermitano di 53 anni, Carlo Vernetti, 40 anni, di Napoli, Alessandro Mauro, pure lui napoletano, 42 anni, Giuseppe Liistro, romano di 47 anni. Vernetti e Mauro sono rappresentanti delle aziende che al Falcone-Borsellino gestiscono i posteggi, rispettivamente la Quick e la Car Valet. Di corruzione, infine, rispondono Filippo Capuano, sessantenne di Agira, ex comandante di aerei Alitalia, oggi titolare di un’azienda che fornisce servizi tecnologici, e ancora una volta Scelta.

Rispetto all’indagine di cui si era appreso tredici mesi fa, gli indagati sono aumentati mentre le posizioni di due, Giacomo Terranova e Vincenzo Petrigni, sono state stralciate. Terranova era stato il presidente e legale rappresentante della Gesap, Petrigni ne è ancora un alto dirigente. L’indagine della Procura era originariamente riferita a vicende risalenti al periodo compreso tra settembre 2009 e luglio 2010, ma ora i fatti sono molto più recenti: gli accertamenti, svolti dai pm Daniele Paci e Luca Battinieri, si sono estesi a vicende che iniziano nel 2012, per quel che riguarda il reato associativo, mentre i trucchi negli appalti sarebbero stati fatti fino al 14 maggio dell’anno scorso da parte del gruppo più nutrito di indagati (Abbate, Chiavaroli e gli altri sette); a Scelta, Vernetti e agli altri due la contestazione viene fatta per vicende avvenute il 9 dicembre 2013. E la corruzione è collocata al 14 maggio di due anni fa. I pm hanno scandagliato appalti di ogni tipo.

L’assegnazione di servizi, di forniture, di lavori. Lo svolgimento di gare o gli affidamenti diretti. L’inchiesta che ha portato all’arresto di Helg ipotizza ora l’esistenza di un «tavolino» al quale l’ex vicepresidente della Gesap si sarebbe seduto con almeno altre tre persone, per ottenere la maggioranza in cda, scambiandosi favori, «portando» ciascuno una pratica e non ostacolandosi a vicenda. C’è un passaggio della conversazione registrata il 25 febbraio da Palazzolo, in cui Helg, per fare paura all’imprenditore, gli ricordava che il proprietario di un grosso bar di Palermo «sta aprendo dei punti vendita e (alla Gesap, ndr) non si spiegavano come lo potesse fare e “se entra uno di questi darà le garanzie richieste”». Le garanzie: le mazzette. Le opere in corso a Punta Raisi valgono milioni. Per il nuovo «curb» (un marciapiede) del settore partenze e arrivi la spesa prevista è di oltre 2 milioni, mentre per costruire un edificio servizi l’importo impegnato è di oltre 13 milioni. A coordinare l’indagine della polizia su appalti e altro è il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, con i pm Paci e Battinieri, che — assieme alla collega Claudia Ferrari e sotto il coordinamento dell’aggiunto Bernardo Petralia — si occupa pure dell’inchiesta su Helg. La nuova gestione della Gesap, oggi guidata da Fabio Giambrone, è estranea alle vecchie vicende e il presidente ha preannunciato che contro Helg si costituirà parte civile. L’assistenza della «persona offesa» è curata dall’avvocato Massimo Motisi.

 

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