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Perinetti avverte il Palermo: «Occhio all'Entella e soprattutto al campo in erba sintetica»

Jajalo inseguito da Acampora in una partita del Palermo sul campo della Virtus Entella di 4 anni fa

Gente che ha fatto la Serie A ad alti livelli, gente che in carriera ha vissuto diverse stagioni in Serie B e gente che in C ha vinto campionati, anche senza passare dai play-off. La rosa della Virtus Entella è tale da pensare ad un avversario di primissimo piano, per il Palermo, chiamato domani ad affrontare i liguri sul campo del «Comunale» di Chiavari. È proprio quel campo, però, il vero punto di forza dei biancocelesti, a detta di chi li ha visti da vicino nel corso del campionato. Un dirigente del calibro di Giorgio Perinetti, a prescindere dall’aver disputato lo stesso girone dell’Entella (è stato fino a fine dicembre il ds del Siena), conosce bene le insidie che possono presentarsi affrontando la squadra allenata da Volpe. Eppure, quando la Virtus ha fatto visita ai toscani, le ha prese, perdendo 1-0 al «Franchi». Un monito in più per il Palermo, che nel proprio stadio è imbattuto e dovrà cercare di non far valere il fattore campo sul sintetico di Chiavari, lì dove i liguri hanno già ribaltato il risultato del turno precedente col Foggia.

Direttore, lei l’Entella la conosce per averla affrontata col Siena: che tipo di squadra deve aspettarsi il Palermo?

«L’Entella fa parte di quel girone B che è stato un po’ particolare. Credo che non si sia mai verificato, in Serie C, di trovare nello stesso girone tre squadre retrocesse dalla B, che in questo caso erano appunto Entella, Pescara e Reggiana. Un fatto un po’ anomalo, tra l’altro tutte di alto livello e in un torneo molto competitivo, dove le prime due in classifica hanno superato gli 80 punti».

A leggere i nomi, non sembrerebbe nemmeno una squadra da quarto posto...

«Ha un organico forte, indubbiamente. Forse meno squadra della Reggiana, per fare un nome, ma l’organico ha elementi di alto livello, con molti buoni attaccanti».

In trasferta è più vulnerabile che in casa e il suo Siena è riuscita a batterla, che partita serve per avere la meglio?

«Noi all’andata l’abbiamo battuta in casa con un gol di Varela, c’era ancora Gilardino in panchina. Facemmo una partita molto attenta e decisa, certamente non è una squadra da sottovalutare, specialmente sul proprio campo. Sappiamo che giocano su un terreno sintetico, non di ultima generazione, con corsie molto veloci. Affrontarla a Chiavari non è lo stesso di affrontarla in un campo in erba naturale».

Lì davanti, invece, il Palermo chi dovrebbe temere dell’Entella?

«Le insidie principali, ripeto, sono il campo e il valore dei giocatori che hanno in organico. Ho visto che mancherà Schenetti per due giornate e questa è un’assenza importante per loro, lì davanti. Il Palermo, invece, l’ho visto in condizione a Trieste, ben messo in campo da Baldini. Però il ritorno non l’ho visto...».

Eh, al «Barbera» le cose non sono andate del tutto bene, rispetto alla partita di Trieste...

«Lì però va considerata una cosa: i trentamila spettatori danno una spinta, ma creano anche una pressione enorme. Non è facile giocare davanti a un pubblico del genere perché crea aspettative altissime».

Sotto questo aspetto, allora, giocare tutte le sfide di ritorno al «Barbera» da qui fino ad un’eventuale finale, può essere un’arma a doppio taglio per i rosa?

«Beh, la prima volta che giochi davanti a un pubblico del genere ci sta che ti senti tagliare il fiato, ma poi si deve fare l’abitudine. Capisco che i ragazzi si siano sentiti abbracciati dall’affetto dei tifosi e siano stati anche sorpresi, ma magari per le altre sarà diverso. Specialmente se si dovesse arrivare alle semifinali, dove le partite di ritorno possono finire ai supplementari o ai rigori».

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