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Mafia a Carini, il braccio destro del boss il factotum del clan: da autista a gestore degli affari

L'uomo di fiducia del capomafia di Carini era un 58enne che aveva alle spalle accuse di rapina, sequestro di persona, estorsione, ma anche truffa e associazione mafiosa. Vincenzo Passafiume, era l'unico che aveva accesso alla casa di Antonino Di Maggio, fornaio ritenuto il nuovo capo del clan mafioso di Carini. Ed era l'unico che poteva frequentare abitualmente il panificio della figlia di "zio Nino", Il forno delle Bontà, dove il boss trascorreva una parte della sua giornata.

Passafiume era il braccio destro Di Di Maggio, ma anche il suo autista e il contabile che gestiva tutti gli affari. Insomma, il tuttofare del clan con un ruolo riconosciuto anche dai boss palermitani.

Le estorsioni e la droga erano le principali fonti di redditto, le due attività principali del clan di Carini. Se Passafiume era il factotum, l'imposizione del pizzo spettava, invece, a Salvatore Amato, anche lui tra i 9 arrestati nel blitz della polizia di ieri. Riusciva a controllare tutte le attività commerciali e quelle edilizie e chi non si piegava al pagamento del pizzo era bersaglio di minacce e intimidazioni. Dagli imprenditori, come ha spiegato il capo della squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, non è arrivata alcuna collaborazione.

Per ricostruire le richieste di pizzo, gli investigatori hanno dovuto seguire la strada delle intercettazioni: da poche migliaia fino a centinaia di migliaia di euro nei confronti di catene di negozi di abbigliamento e aziende edili che stavano costruendo a Carini, Capaci e Isola delle Femmine.

Estorsioni, ma non solo. Una redditizia fonte di guadagni, almeno fino ai recenti sequestri, era il traffico di droga, in particolare cocaina e hashish, affare seguito da Alessandro Bono, insospettabile titolare di un'agenzia di pompe funebri e anche lui tra i destinatari della misura cautelare e già in carcere. Avrebbe controllato gli stupefacenti anche a livello internazionale, con continui contatti con il Sud America, dal quale veniva importata la cocaina. Nel business della droga aveva concentrato le sua attenzioni anche un altro degli arrestati, Fabio Daricca, che avrebbe sostituito Antonino Di Maggio che era stato arrestato nel 2016 con l'accusa di aver partecipato al duplice omicidio di Giuseppe Mazzamuto e Antonino Failla.

Gli altri destinatari della misura cautelare sono Antonino Vaccarella, 36 anni, Salvatore Lo Bianco, 24 anni, Giuseppe Darrica, 29 anni, Giuseppe Patti, 37 anni.

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