Si allungano ombre di giallo nel Regno Unito sulla fine del 59enne tycoon britannico Mike Lynch, che risulta ancora ufficialmente disperso dopo l’affondamento del suo megayacht Bayesian al largo delle coste siciliane, insieme alla figlia 18enne Hannah, al suo avvocato Chris Morvillo con la moglie Nada, al presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer e la consorte, nonostante le speranze di trovare qualcuno ancora vivo siano quasi nulle.
Fra le acque si sono inabissati alcuni dei protagonisti della lunga battaglia legale internazionale da cui il potente magnate, con importanti agganci a livello governativo e nei servizi segreti di sua maestà, è uscito indenne solo due mesi fa davanti a una corte degli Stati Uniti contro ogni pronostico: quella riguardante le accuse di aver gonfiato artificialmente i conti di Autonomy, start-up fondata da Lynch e diventata una multinazionale, al fine di spingere il colosso americano Hewlett-Packard (Hp) ad acquisirla nel 2011 per 11,1 miliardi di dollari.
Mentre la tragedia si è compiuta nelle acque del Mediterraneo in Inghilterra vicino a Cambridge sabato mattina è stato investito da un’auto Stephen Chamberlain, uomo di fiducia di Lynch che in quanto ex vicepresidente finanziario di Autonomy era finito col suo boss alla sbarra negli Usa e come lui assolto dall’accusa di frode, evitando una dura condanna al carcere. Stava facendo jogging vicino a casa, nel villaggio di Stretham, quando una Corsa blu guidata da una donna inglese 49enne l’ha travolto per poi fermarsi immediatamente. Chamberlain, gravemente ferito, è stato trasportato in ospedale dove è morto. Nulla di sospetto, secondo la polizia locale, ma una coincidenza che ha aperto una serie di interrogativi sulle figure al centro di una vicenda a dir poco singolare.
«Era un uomo coraggioso con un’integrità senza pari. Ci manca profondamente. Steve ha lottato con successo per riabilitare il suo buon nome durante il processo nei mesi scorsi, e il suo buon nome ora sopravvive attraverso la sua meravigliosa famiglia», si legge nella nota diffusa dal legale di Chamberlain sulla scomparsa del suo assistito. Dopo aver lasciato Autonomy nel 2012, il top manager aveva lavorato come direttore operativo per la Darktrace, multinazionale inglese di cybersecurity creata da Lynch tramite il suo braccio finanziario Invoke Capital e fin da subito legata ai servizi segreti britannici, dall’MI5, che opera all’interno del Regno in funzione di controspionaggio, all’Agenzia per la sorveglianza elettronica Gchq. Steve Huxter, un ex uomo dell’MI5, aveva cofondato la società, di cui era consulente l’ex direttore dello stesso servizio, Sir Jonathan Evans, molto criticato per aver detto che le informazioni ottenute attraverso la tortura «devono essere viste nel contesto dei tempi» quando l’intelligence di Londra era finita sotto accusa per il trattamento di sospetti terroristi britannici all’estero nel programma delle rendition messo in campo dagli americani dopo l’11 settembre. Già la primissima azienda di Lynch, la Cambridge Neurodynamics, aveva lavorato per i servizi segreti.
Non mancano poi gli interrogativi sul naufragio da parte di un esperto di salvataggio in mare come Matthew Schanck, presidente del Maritime Search and Rescue Council: a suo avviso è un fatto senza precedenti che una imbarcazione delle dimensioni del Bayesian si sia inabissata per condizioni, seppur eccezionali, di maltempo. Di sicuro sia il tycoon che Chamberlain stavano cercando di iniziare una nuova vita, dopo la più che decennale odissea nei tribunali, passata anche dall’estradizione negli Usa per Lynch, ma il destino l’ha interrotta sul nascere.
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