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Il giovane gambiano ucciso a Palermo gestiva un B&B in centro: era arrivato a Lampedusa su un barcone nel 2016

Kitim Ceesay lascia la moglie incinta, una ragazza di origine britannica, e un figlio di tre anni

Kitim Ceesay, il giovane gambiano ucciso a Palermo, è rimasto ricoverato al Civico nove giorni per uno pneumotorace, ovvero la presenza di aria nello spazio pleurico: era stato accoltellato al polmone durante la rissa avvenuta a Ballarò la notte tra il 4 e il 5 marzo. Poi è stato trasferito al reparto di Malattie infettive del Policlinico, dove è morto, a quanto sembra, giovedì notte, diciassette giorni dopo il ferimento. Il trasferimento si è reso necessario perché il giovane, di 24 anni, era positivo all'Hiv.

Ceesay sarebbe stato prima investito e poi accoltellato, ma la polizia, che conduce le indagini, mantiene uno stretto riserbo. Ad indagare sono gli investigatori del commissariato Oreto-Stazione e quelli della squadra mobile. La procura ha aperto un'inchiesta per omicidio, disponendo il sequestro delle cartelle cliniche e della salma, che è stata trasferita all'Istituto di medicina legale per l'autopsia.

Kitim Ceesay era sposato con una ragazza di origine britannica, con la quale aveva avuto un figlio, che ora ha tre anni. Ora la ragazza attende un altro figlio, che non conoscerà mai suo padre. Ceesay aveva una vita perfettamente integrata e «normale», secondo quanto dicono gli altri componenti della comunità gambiana. Era arrivato su un barcone proveniente dalla Libia e approdato a Lampedusa nel 2016, poi era arrivato a Palermo e aveva conosciuto la giovane britannica.

C’è chi lo descrive come una persona aggressiva, spesso nervosa, con comportamenti sopra le righe. Ma nella comunità degli stranieri di Ballarò, il ritratto che viene fatto è completamente diverso. Chi lo conosceva e frequentava lo definisce un ragazzo molto disponibile, sempre pronto ad aiutare le persone in difficoltà. Gestiva un B&B in centro e pare che l’attività andasse bene. Era molto attivo e presente nella vita della comunità africana. L'anno scorso aveva dato anche una mano per distribuire cibo in strada alle persone dopo la fine del Ramadan.

La morte di Kitim ha choccato la comunità straniera: «Questo è un omicidio - dice uno di loro - che ci sconvolge e sono troppi i dubbi su quello che è successo. La cosa certa è che stato accoltellato e investito da una macchina. Per questo è morto e non possiamo permettere che questa morte venga ignorata o peggio dimenticata». Il gruppo annuncia una manifestazione per martedì 26 marzo: «Chiediamo verità per lui e per la sua famiglia», dicono.

 

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