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Palermo, le associazioni africane dopo l'omicidio del giovane gambiano: «A Ballarò non ci si sente più al sicuro»

«Nel quartiere mancano i punti di riferimento sia per gli stranieri che per i palermitani». Il Circolo Pd centro storico David Sassoli: «Istituire una commissione speciale per il contrasto ai fenomeni criminali»

«La nostra non è solo una comunità di stranieri, ma anche di palermitani. Una comunità che a Ballarò ora non si sente più al sicuro». Sono le parole di Bandiougou Diawara del Movimento Right2B e vicepresidente di Giocherenda, tra le associazioni africane che a Palermo chiedono verità e giustizia per la morte di Kitim Ceesay, il gambiano di ventiquattro anni che si era presentato al pronto soccorso del Civico con una ferita da coltello all’altezza del torace. La procura ha aperto un'inchiesta per omicidio, mentre i connazionali della vittima avrebbero fornito alcune indicazioni utili per risalire a chi ha colpito a morte il giovane.

«Siamo profondamente scossi - dice Diawara - e nonostante ci siano ancora pochi elementi per accertare ciò che è successo, siamo fiduciosi. Siamo certi che la giustizia farà il suo corso, ma nel frattempo vogliamo ribadire la presenza di una comunità che chiede a gran voce che le cose cambino, in modo da non fare sprofondare ancora Ballarò nel degrado. È vero che fino ad alcuni anni fa nella zona non era neppure possibile entrare, ma tuttora c'è ancora tanta strada da fare. La comunità africana ha sempre fornito il proprio contributo, ma lo Stato interviene soltanto quando cerca il capro espiatorio. Sul fronte dello spaccio del crack, ad esempio. A Ballarò non sono gli africani a portarlo».

Diawara si sofferma poi sulla mancanza di servizi: «Nel quartiere mancano i punti di riferimento per chi deve semplicemente effettuare un cambio di residenza o chiedere il permesso di soggiorno. Come è possibile far progredire una zona come questa se non c'è a chi rivolgersi? Come si può allontanare un giovane dalla delinquenza se non trova mai un lavoro? Tutto questo fa la differenza. Noi svolgiamo periodicamente attività all'insegna dell'integrazione, lanciando un messaggio univoco si solidarietà e condivisione con tutti, palermitani inclusi. Lo facciamo per dire alle persone che è necessario fare le cose insieme, uniti. Ma serve una mano. Non si può vivere nel degrado e nella paura».

Intanto, per la famiglia di Kitim Cessay arriva anche la solidarietà del Circolo Pd centro storico David Sassoli: «Condanniamo fermamente ogni atto di violenza, fisica e non, fenomeni di odio, razzismo e xenofobia ed evidenziamo il clima di forte insicurezza cittadina specialmente in centro storico - dice dice la segretaria del Circolo e consigliera della prima circoscrizione, Tiziana Calabrese -. Confidiamo nella giusta attenzione da parte del sistema giudiziario affinché i responsabili vengano assicurati alla giustizia, anche grazie alla presenza delle telecamere e che si possa fare piena luce su questo orribile omicidio. Questi episodi contribuiscono a minare le fondamenta della civile e pacifica convivenza. Si ribadisce pertanto l'opportunità, già espressa in aula consiliare e al presidente della prima circoscrizione, di istituire una commissione speciale per il contrasto ai fenomeni criminali in atto ed il loro continuo accrescersi che non possono lasciarci inoperosi ancora».

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