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L'omicidio di Palermo, fissata l'udienza per la convalida del fermo del cameriere tunisino

L'interno del ristorante Appetì

E stata fissata per domani, 8 novembre, l’udienza di convalida del fermo di Alì Elabed Baguera, il cameriere tunisino accusato di avere ucciso con tre colpi di pistola in via Roma a Palermo la notte tra venerdì e sabato il cameriere algerino Badr «Samir» Boudjemai.

Alì Elabed Baguera, difeso dall’avvocato Salvino Caputo, durante l’interrogatorio davanti al pm Vincenzo Amico e ai carabinieri che lo hanno tempestato di domande fino alle 3 di notte, ha detto: «Io con quel delitto non c’entro nulla. Non mi rovino la vita per un cliente in più o in meno». Baguera abita vicino al ristorante Al Magnum, di proprietà del cugino, e venerdì scorso (3 novembre) si è allontanato dal locale alle 23.45 per tornare a casa. A mezzanotte doveva rientrare a casa perché ha ottenuto l’affidamento in prova dal tribunale di sorveglianza. Il tunisino era arrivato a Lampedusa con un barcone. Fu poi condannato per l’incendio di materassi e suppellettili nel centro d’accoglienza dell’isola. Per buona condotta era stato successivamente scarcerato e messo in prova.

Intanto, oggi (7 novembre) sono stati depositati i verbali delle cose sequestrate al presunto assassino. La famiglia della vittima - ovvero la moglie, la madre e la sorella di Samir - si è affidata all’avvocato Enrico Tignini per essere assistita in questa terribile vicenda. Badr Boudjemai, il cameriere algerino di 41 anni, ucciso venerdì notte in via Roma con tre colpi di pistola, potrebbe essere stato assassinato per un banale screzio avvenuto durante il lavoro. A freddarlo, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbe stato il collega del ristorante Al Magnum di via Emerico Amari che si trova accanto all'altro locale, Appetì (nella foto), quello in cui lavorava la vittima. Secondo gli investigatori l'autore dell'omicidio sarebbe proprio Alì Elabed Baguera, che ha 32 anni. Ieri il pubblico ministero Vincenzo Amico ha disposto il fermo dopo un lungo interrogatorio al comando provinciale dei carabinieri. L’uomo, che è stato portato nel carcere dei Pagliarelli, era stato sentito per tutta la giornata in caserma insieme al proprietario del locale, che è anche suo parente, al fratello e al padre. Il provvedimento, firmato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Ennio Petrigni, dovrà ora essere convalidato dal gip che deciderà se confermare o meno l’arresto: ad inchiodare Baguera sarebbero le telecamere di sorveglianza.

Ma, ad indirizzare l’attenzione nei confronti di Baguera, sarebbero state le testimonianze dei parenti e di alcuni dipendenti dello stesso locale in cui lavorava Samir - l’appellativo con cui era conosciuto l’algerino assassinato - che avrebbero riferito di alcuni dissapori tra lui e il tunisino perché si contendevano i turisti che scendevano dalle navi da crociera ancorate al porto. Entrambi, oltre a servire in sala, svolgevano nei due locali - separati solo da alcune piante ornamentali - il compito di «buttadentro», un sistema attualissimo soprattutto nelle città ad elevata vocazione turistica, che consiste nell’agganciare e convincere il maggior numero di clienti possibile a sedersi ai tavoli. Il nuovo mestiere, indispensabile per battere la concorrenza, sarebbe diventato sempre più agguerrito fino a sfociare in una lite tra i due che, però, era passata quasi inosservata. Gli approfondimenti sono ancora in corso. Restano dubbi e tante ombre, quindi, ma per il momento le altre piste sarebbero state escluse, a partire da quella politica: nel passato di Badr, che aveva la fedina penale immacolata, non è stato trovato nessun collegamento sospetto che potesse avvalorare questa tesi. Anzi l’algerino è stato definito da tutti una persona perbene, d’animo buono e perfettamente integrato in città: lo descrivono così familiari e colleghi, ma anche gli avventori del ristorante che lo ricordano sempre disponibile e sorridente.

La svolta per ottenere l'identificazione del tunisino è arrivata in meno di ventiquattr'ore grazie ai video che sarebbero stati decisivi: in via Roma, infatti, ci sono le telecamere di una farmacia, di un minimarket, di una banca e di altri esercizi commerciali, oltre a quelle del Comune che monitorano i varchi della Ztl. Le indagini, comunque, non si fermano. C’è infatti un altro aspetto da chiarire e riguarda l’eventuale partecipazione di altre persone a quella che è sembrata una vera e propria esecuzione. L’ipotesi è che Alì Elabed possa avere agito da solo al momento del delitto anche se non si esclude che qualcuno possa averlo aiutato a organizzarlo. Così come sembra probabile che, successivamente, possa avere usufruito della collaborazione di uno o più complici per cercare di far perdere le proprie tracce. Un tentativo evidentemente che non è riuscito, anche perché, nelle immagini a disposizione degli inquirenti, si vedrebbe benissimo la dinamica e il killer che segue a piedi Samir mentre sta tornando a casa fino a raggiungerlo alle spalle all’altezza del marciapiede di fronte alle Poste centrali. A questo punto il sicario avrebbe preso la mira per poi sparargli a bruciapelo tre colpi, due alla schiena e uno dritto alla nuca che è servito a finirlo mentre era a terra.

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