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L'omicidio a Palermo, il cameriere fermato respinge le accuse: «Non mi rovino la vita per un cliente in più o in meno»

Alì El Abed Baguera è accusato di essere l’assassino dell’algerino Badr «Samir» Boudjemai. Rispondendo alle domande del pm, il tunisino ha respinto ogni addebito: «Io con quel delitto non c’entro nulla»

Ha respinto l’accusa di essere l’assassino dell’algerino Badr «Samir» Boudjemai, ucciso con tre colpi di pistola nella notte tra venerdì e sabato in via Roma, a Palermo. Alì Elabed Baguera, tunisino di 32 anni, durante l’interrogatorio del pm Vincenzo Amico e dei carabinieri, che lo hanno tempestato di domande fino alle 3 di notte, ha detto: «Io con quel delitto non c’entro nulla. Non mi rovino la vita per un cliente in più o in meno».

Baguera abita vicino al ristorante Al Magnum del cugino e si è allontanato dal locale alle 23.45 per tornare a casa. A mezzanotte doveva rientrare a casa, perché ha ottenuto l’affidamento in prova dal tribunale di sorveglianza. Il tunisino, che era arrivato a Lampedusa con un barcone, aveva subito una condanna per l’incendio di materassi e suppellettili nel centro d’accoglienza dell’isola. Per buona condotta era stato successivamente scarcerato e messo in prova.

«Sono stato al locale dalle 11.30 del mattino e non mi sono mai allontanato - ha detto Baguera davanti al suo avvocato Salvino Caputo -. Lavoro da mio cugino, come previsto dal tribunale, e alle 23.45 mi sono diretto verso casa, nella vicina via Benedetto Gravina, ospite di mia cugina e del marito».

Nel corso dell’interrogatorio ha detto di conoscere Samir con il quale non avrebbe avuto mai uno screzio. Adesso l’avvocato Caputo attende di leggere il provvedimento di fermo per verificare gli elementi di prova raccolti che hanno portato al fermo del suo assistito.

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