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I furti nella zona di corso Tukory a Palermo, i frati della chiesa di Sant'Antonino: «Escalation di atti criminali»

«Dopo cinque mesi dal nostro esposto, poco o quasi niente è stato fatto». Poi un appello ai ladri: «Convertitevi e riconsegnate gli oggetti rubati»

La chiesa di Sant'Antonino, a Palermo

«Noi frati Minori della parrocchia Sant’Antonino di Palermo, siamo seriamente preoccupati per l’escalation di atti criminali che in questi ultimi giorni hanno macchiato il nostro quartiere Oreto-Stazione. I furti, gli scippi, le intimidazioni, le violenze alle quali sono stati sottoposti i nostri parrocchiani ci inducono a lanciare questo appello innanzitutto alle Istituzioni». È l’appello dei frati Gaetano Morreale, Giuseppe Bennici, Giacomo Sciumè, Marcello Buscemi, e Mario Marino, della chiesa nella zona della stazione centrale dove la sera la zona piomba nel buio e dove si registrano numerosi reati.

«Sono trascorsi quasi cinque mesi, dal 18 maggio 2023, da quando abbiamo presentato alle istituzioni civili e militari - aggiungono i frati - un esposto in cui presentavamo le nostre reali preoccupazioni circa la grave situazione in cui versa il nostro quartiere e poco, o quasi niente, è stato messo in atto per fronteggiare la criminalità che ormai fa tanto paura alle persone. Chiedevamo più presenza nel territorio a qualsiasi ora del giorno e della notte, l’illuminazione delle nostre strade, un’attenzione maggiore alle situazioni di povertà e marginalità: ad oggi, purtroppo, registriamo una crescente attesa da parte dei cittadini e una scarsa attenzione da parte delle Istituzioni preposte. Facciamo appello a tutti i cittadini di esercitare il diritto alla tutela e alla protezione, previsti dalla nostra Carta Costituzionale. Inoltre chiediamo con forza che tutte le parti si diano una mossa per evitare il divario sociale ed economico e creare occasioni lavorative per tutti, perché non ci sia più nessuno che per mangiare debba rubare, giustificazione che deploriamo e condanniamo con fermezza».

«Facciamo appello ai responsabili dei misfatti - proseguono -: convertitevi e, qualora doveste leggere questa lettera, consegnate ai legittimi proprietari tutti i beni materiali di cui vi siete impossessati (non possiamo non fare riferimento alla povera donna nostra parrocchiana che chiede la restituzione dei tre portatili dove sono contenute le foto dei suoi tre piccoli figli!)».

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