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Palermo, la prefettura dichiara guerra al crack: più controlli nei quartieri, focus su Ballarò

La riunione in prefettura

La lotta al crack dilagante si concentra su Ballarò, il quartiere diventato un punto di riferimento per i pusher e per i consumatori di una droga a buon mercato che sta mietendo sempre più vittime nella città di Palermo. Saranno rafforzati i controlli da parte degli uomini di polizia, carabinieri e guardia di finanza ma per il prefetto Maria Teresa Cucinotta servirà pure «un approccio integrato che coinvolga, oltre alle forze dell’ordine, anche servizi sociali, Asp, comunità parrocchiali, scuola e le componenti che operano sul territorio prendendo in carico quel disagio diffuso e ricorrente in quartieri, come quello di Ballarò, connotati da particolari fragilità sociali».

Il primo obiettivo, quindi, sarà di concentrare ogni risorsa disponibile per combattere lo spaccio e l’uso del crack che, a Ballarò, ha provocato la morte di tre ragazzi solo nell’ultimo anno. Per tracciare un percorso che coniughi l’attività di repressione a interventi mirati di rigenerazione urbana - in modo da contrastare lo stato di degrado, il disagio e l’illegalità in cui versano alcune zone della città - il prefetto Cucinotta ha chiamato ieri attorno a un tavolo il questore Leopoldo Laricchia; Claudia Caramanna, procuratore del Tribunale dei minorenni e Maria Elisa Beninati in rappresentanza del presidente del Tribunale dei minorenni; gli assessori comunali all’Urbanistica e all’Assistenza sociale, Maurizio Carta e Rosi Pennino; il comandante provinciale dei carabinieri, generale Giuseppe De Liso, il comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, colonnello Gianluca Angelini; don Enzo Volpe in rappresentanza dell’associazione Sos Ballarò; Pietro Velardi, funzionario dell’ufficio scolastico regionale; il direttore del dipartimento Salute Menatale dell’Asp, Maurizio Montalbano, e quello del servizio delle dipendenze patologiche, Giampaolo Spinnato.

Nel 2022 le persone che hanno chiesto per la prima volta un supporto all’Asp per problemi legati al crack sono state circa 800 e altri duemila sono quelli che seguono un percorso terapeutico anche se i Sert, ovvero i servizi per le tossicodipendenze, sono solamente tre all’interno dei quali lavorano 30 operatori, di cui appena 6 psichiatri. «Il fenomeno è in crescita già da alcuni anni – ha detto qualche giorno fa al Giornale di Sicilia il direttore dell’unità delle dipendenze patologiche dell’Asp, Giampaolo Spinnato - ma è sotto gli occhi di tutti che, in quest’ultimo periodo, c’è stato un vero e proprio boom. Con una decina di euro si può acquistare una dose di crack tanto è vero che viene adoperato soprattutto dai giovanissimi e da chi vive ai margini della società, in pratica da coloro che hanno una minore disponibilità economica. Questa droga, che oltre ad essere facilmente reperibile è alla portata dei più poveri e perfino di molti immigrati, dà una grande dipendenza fino a non poterne più a fare a meno».

Il prossimo incontro in Prefettura è stato fissato per metà gennaio: «L’esigenza – ha spiegato il prefetto – è di potenziare la rete di prossimità nelle realtà territoriali nelle quali è più pressante la richiesta di un intervento immediato, attraverso progettualità integrate che contemplino la tempestiva attivazione di punti di ascolto e di aggregazione, accompagnando la costante azione repressiva delle forze di polizia già impegnate quotidianamente sul territorio nel contrasto alla criminalità e ai traffici illeciti».

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