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Palermo, le lezioni su come chiedere il pizzo: «Non ci puoi andare con il sorrisino, vacci pesante»

Un fermo immagine dal video diffuso dalla polizia

Tutti dovevano pagare il pizzo. La messa a posto, nella strategia portata avanti da Carmelo Giancarlo Seidita, 47 anni, ritornato al vertice del mandamento mafioso Noce-Cruillas, dopo essere stato per lungo tempo in carcere, sarebbe servita per il mantenimento dei detenuti ma anche per avere il controllo di tutte le attività commerciali già presenti e anche quelle che sarebbero state aperte in futuro. Ne è convinto il gip Alfredo Montalto che ha firmato l’ordinanza che ha portato al blitz battezzato «Intero mandamento». Seidita, scrive il magistrato «era stato uno dei più fedeli alleati dei fratelli Calogero e Sandro Lo Piccolo, alla presenza dei quali, peraltro, era stato ritualmente "combinato", per poi essere posto, per loro volere a capo del sodalizio mafioso».

In un episodio, captato dagli investigatori, un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante stesse attraversando un periodo di difficoltà economiche, alle pretese estorsive avrebbe osato rispondere in modo ritenuto «oltraggioso» all’emissario di Cosa nostra. Gli sarebbe stato fatto notare che «avevano atteso per agevolare l’adempimento richiesto - è scritto nell’ordinanza - che avesse ripreso a lavorare», dopo un periodo di inattività.

In una intercettazione riportata nelle carte si fa luce sull’episodio. «Aspè un minuto. Fammi finire. Giusto? Venivi... non è che ti ho mai rimproverato avevamo detto pure... giusto? Questo... quanto puoi lavorare... perché io penso che se tu l'avessi...»: a parlare è Guglielmo Ficarra. L’esercente spiega che in quel periodo stava lavorando con grosse difficoltà: «Magari è stato un momento che lavoravo per i centesimi esattamente. Dieci centesimi, cinquanta centesimi... questo...». Il dialogo prosegue: «Quindi io se ti mando a ... viene dalla mia bocca, poi se lui si va comportando male...». E poi conclude: «Io... dire “Gugliè... Zio Gugliè... nessun problema. Va bene, no, non si preoccupi. Il prima possibile verrò a compimento”... e perché magari ti può dare fastidio... ma se tu non... io l'unica risposta questa è... questa è la prima parola... perché tu invece no... minchia ci sono rimasto male».

In un altro caso, scoperto anche questo nel corso dell’attività investigativa, un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto «di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l’ammonizione che, ove non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita».

Nemmeno gli esattori sarebbero stati esentati dai rimproveri. In alcune circostanza sarebbero stati ripresi dal capo della famiglia della Noce per i metodi utilizzati. Tra le maglie delle carte viene riportata una conversazione, registrata nei pressi di un bar in cui veniva spiegato al «soldato» che «nel rapportarsi con le vittime occorreva agire con modalità tali da incutere in loro timore»: «Perché non è che è novità che noialtri ci dobbiamo spaventare. Si devono spaventare loro no noi... ci devono pensare due volte...». «Ma poi uno che fa - chiede l’altro interlocutore - ci deve alzare pure le mani». «Ma lo sai perché? - gli viene risposto con un tono di voce più basso - Perché gli devi toccare il polso! Gli devi toccare il polso... perché è giusto che non ci puoi andare con il sorrisino... non ci puoi andare... ci devi andare pesante... Vacci pesante».

 

 

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