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Il blitz di mafia e gli omicidi a Belmonte Mezzagno: "Contesto di violenza e armi"

Il luogo dell'omicidio di Migliore nel febbraio 2020

Gli arresti di mafia a Belmonte Mezzagno non sono un fulmine a ciel sereno. Negli ultimi 15 anni sono state almeno altre cinque le inchieste che hanno portato a decine di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose del mandamento di Misilmeri-Belmonte. A partire dagli arresti del 2008 nell'operazione Perseo, l'anno successivo (e poi ancora nel 2011) Sisma, seguita da Jafar e Jafar 2 nel 2015 e, infine, Cupola 2.0 fra il 2018 e il 2019, in cui venne individuata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana e vennero arrestate 46 persone.

Un articolato percorso investigativo, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha permesso al comando provinciale dei carabinieri di Palermo di mettere a punto un importante dispositivo di contrasto a cosa nostra.

L’operazione Limes, avviata nel gennaio 2020, ha permesso di ricostruire le attività mafiose a Belmonte Mezzagno, che nell’ultimo triennio è stato teatro dei fatti di sangue forse più eclatanti dell’intera provincia di Palermo, "immortalando - scrivono gli investigatori - un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza ed all’uso delle armi".

In particolare i carabinieri hanno messo insieme quattro fatti. Il 10 gennaio del 2019, a Belmonte,  fu ucciso in un agguato mafioso Vincenzo Greco. Il manovale fu trovato privo di vita all’interno della propria auto colpito da numerosi colpi di arma da fuoco. L’8 maggio dello stesso anno stessa sorte per Antonio Di Liberto, commercialista di 48 anni, fratello dell’ex sindaco Pietro. Il cadavere fu trovato all'interno di un'auto davanti alla sua abitazione, nei pressi del campo sportivo.

Il terzo fatto su cui hanno indagato i carabinieri risale sempre al 2019, è il 2 dicembre quando a Belmonte Mezzagno viene preso di mira Giuseppe Benigno, mentre guidava venne affiancato da due sicari a bordo di uno scooter che gli sparavano contro 9 colpi d’arma da fuoco. Benigno fu colpito solo ad una spalla e riuscì a fuggire e raggiungere il pronto soccorso dell’Ospedale Civico di Palermo. Giuseppe Benigno era un imprenditore edile incensurato, già finito all'attenzione degli investigatori perché autista del boss Filippo Bisconti, poi collaboratore di giustizia.

Infine il 28 febbraio 2020 cade vittima di un agguato Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovanni Migliore, ritenuto "uomo d’onore" della famiglia di Belmonte Mezzagno e allo stato detenuto. Agostino Migliore, dopo essere uscito di casa, veniva colpito con 12 spari di una calibro 7,65 mentre metteva in moto la propria auto.

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