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"Perché passate così spesso a scuola?" E il pusher invitò il carabiniere ad allentare i controlli a Passo di Rigano

Droga di ogni tipo davanti alla scuola media Michelangelo Buonarroti di Palermo e minacce ai carabinieri perchè allentassero i controlli. Questo lo scenario a Passo di Rigano. Dosi di hashish, cocaina, crack e marijuana venivano spacciate e vendute a prezzi scontati, nonostante la presenza nel quartiere dei carabinieri.

I pusher continuavano la propria attività, stando più attenti, e con aria spavalda avevano anche cercato di far capire alle forze dell'ordine che la loro presenza non fosse gradita. "Perché passate così spesso?", chiese un giorno uno spacciatore ad un militare presente nel quartiere. Una velata minaccia con cui invitava il carabiniere ad alleggerire i controlli nell’area di azione degli indagati. Il gran via vai dei carabinieri e la possibile richiesta d'aiuto da parte di qualcuno nel quartiere, avevano anche portato al pestaggio di un cliente, reo di aver causato con le proprie dichiarazioni l’arresto di uno degli indagati; l’uomo sarebbe stato colpito da più soggetti, per strada ed in pieno giorno, insieme al padre 51enne intervenuto a sua difesa.

Arrestate dodici persone: Giuseppe Aiello, Samuele Azzara, Enrico Barone, Davide Di Bella,  Alberto Mangia, Mirko Orefice, Domenico Pizzurro, Pietro Pizzurro, Salvatore Pizzuto, Giuseppe Scalisi, Antonino Sileno e Vincenzo Spina.  

"Gli arresti di oggi coronano una complessa attività investigativa, le indagini sono durate 2 anni, e che ha consentito di disarticolare l'organizzazione criminale", ha specificato il Capitano Andrea Quattrocchi, Comandante della Compagnia di Monreale. I clienti, così come reso noto dai carabinier, giungevano anche dai comuni vicini.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, infatti, gli indagati avrebbero utilizzato per le attività di stoccaggio, lavorazione e spaccio di droga gli inospitali meandri degli edifici, le strette vie del quartiere e le loro abitazioni, con i nuclei familiari; siti utilizzati per lo stoccaggio di marijuana e hashish e come laboratori per "cucinare" e "basare" la cocaina per la produzione del crack. I proventi dell’attività di spaccio, stimati in un giro d’affari di circa 500 mila euro annui, sarebbero stati utilizzati anche per garantire il sostentamento delle famiglie degli indagati durante i loro periodi di detenzione e per il pagamento delle spese legali.

 

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