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Il sindaco di Cerda: «C'è chi non si rassegna all’esito del voto e le trova tutte per colpire la mia onorabilità»

Parla Salvo Geraci: «Non ho mai dato indicazioni sul percorso delle processioni. E se ci sono condannati di mafia questi sono lontani dalle mie attenzioni»

Salvo Geraci

«La conclusione delle indagini e la comunicazione di garanzia non sono condanne, anzi servono a difendermi da accuse infamanti con le quali, tra l’altro, la mafia non c’entra nulla». Si difende così Salvo Geraci, sindaco di Cerda e parlamentare della Commissione regionale Antimafia, indagato perché avrebbe cercato di imporre nel Comune che guida il passaggio di una processione sotto la casa di un boss.

«Purtroppo a Cerda, dove sono sindaco da due mandati e dove sono stato rieletto a grandissima maggioranza - prosegue - c’è qualcuno che non si rassegna all’esito del voto e le trova tutte per colpire la mia onorabilità. Non ho mai dato indicazioni sul percorso delle processioni e su dove queste dovessero stazionare. E se ci sono condannati di mafia questi sono lontani dai miei pensieri e dalle mie attenzioni. Dovrebbero essere altri a tenersene lontani. Aspetto con fiducia che la magistratura chiarisca ogni cosa. Ai colleghi La Vardera e De Luca dico che hanno perso un’occasione per stare zitti. Non mi aspetto solidarietà da nessuno, ma confido di uscirne a testa alta perché sono e resto un uomo perbene che ama il Comune che amministra e la Regione nella quale svolgo le funzioni di parlamentare».

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