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Coro di polemiche per la nuova Reset

Critiche da diversi esponenti del Consiglio comunale e dal gruppo del M5S alla Camera

PALERMO. Non c'erano dubbi: ancora prima di nascere, sta già facendo parlare di sè e, com'è accaduto per la sua antenata, anche la Reset, la futura rete dei servizi territoriali  che a breve dovrebbe sostituire la vecchia Gesip, sta creando non pochi malumori e critiche in seno al Consiglio comunale, da alcune voci parlamentari all'Ars e persino alla Camera.

Tanti i pareri contrari, tutti provenienti dalle diverse correnti politiche. Dal M5S che considera Reset "una presa in giro, un follia che va fermata", alla stessa Italia dei valori, partito con cui Orlando fu eletto a sindaco, che ancor prima di partire definisce la nuova partecipata: "un'idea vecchia". Non mancano, poi, le critiche del Partito democratico che, sulla stessa scia degli altri, la definiscono "solo un carrozzone" e "utile alla logica del consenso".

La nuova società consortile  dall'1 gennaio dovrebbe prevedere l'assunzione,  con contratti a tempo indeterminato, dei primi 950 lavoratori del bacino ex Gesip, in cassa integrazione fino al 31 dicembre; mentre sarà prorogata per altri 5 mesi la cig per i restanti 620, di cui "abbiamo previsto l'assunzione  o di un numero inferiore, che potrebbe diminuire per effetto del Jobs Act, a partire dall'1 giugno", ha assicurato lo stesso sindaco Orlando .

Così, se Reset ha superato il banco di prova dei sindacati confederali, che hanno dato il loro ok; lo stesso non pare stia avvenendo al Consiglio Comunale, anche all'interno della stessa area di maggioranza:  "E' un'idea vecchia di due anni - a dirlo è Filippo Occhipinti, capogruppo di Idv in consiglio comunale a Palermo -. Non capiamo perchè l'amministrazione abbia prima messo da parte la Seme e ora torni sui suoi passi come se nulla fosse. Chiederemo chiarimenti sulla possibilità di affidare i servizi alla consortile, così come sul risparmio dell'Iva: da due anni e mezzo chiediamo di porre un quesito in tal senso all'Agenzia delle entrate, ma l'assessore ha fatto orecchie da marcante. Perchè si è perso così tanto tempo?».

«Oggi, comunque - conclude Occhipinti - si prospetta una soluzione che potrà fornire servizi migliori alla città salvaguardando i lavoratori. I nuovi assetti dirigenziali hanno sortito effetto».

Più dure le critiche del Partito democratico: «Dietro la società consortile c'è solo una logica di consenso che non avrà nemmeno successo, viste le condizioni poste ai lavoratori - sostiene il consigliere comunale Sergio Leonardi - e toccherà ai cittadini e ai lavoratori pagarne il conto. Si vogliono soltanto coinvolgere nel problema le altre aziende, così da creare un'emergenza ancora più grande per far dimenticare quella che non si è saputa risolvere - conclude -. E al consiglio comunale toccherà, in fretta e furia, ratificare tutto, alla stregua di un »pronto soccorso« dove portare un paziente morente». Gli fa eco anche il segretario provinciale del Pd Carmelo Miceli: «Sarà una società nuova solo nel nome e vecchissima per obbiettivi e sistema gestionale e i cui risultati, in termini di servizi per il cittadino, è facile immaginare rimarranno insufficienti».

«Questa Reset - continua Miceli- è semplicemente un nuovo carrozzone creato sulle spalle dei contribuenti, il peggiore sistema con cui Orlando poteva dilapidare quegli ulteriori 5 mesi di proroga della cassa integrazione in deroga, concessi dal Governo Renzi per trovare una soluzione in grado di salvaguardare livelli occupazionali e salariali».

Malumori sono giunti anche dai parlamentari palermitani del M5S alla Camera e all'Ars  che hanno bocciato la partecipata Comune (98%), Rap (1%) e Sispi (1%). «Reset - dice il deputato nazionale Riccardo Nuti - è una grande presa in giro da parte di questo sindaco e di questa politica delle larghe intese in salsa palermitana. Questa follia va fermata perchè è chiaramente l'ennesima scatola da riempire con assunzioni clientelari. Orlando continua a cambiare nome alle società, sperando che tutti non si accorgano della trappola».   «Orlando - prosegue Nuti - chieda alla città se vuole pagare l'ennesimo megacarrozzone dove poter imbarcare chi si vuole, senza concorso. Indica un referendum serio sull'argomento e lasci decidere ai palermitani se vogliono o meno questa nuova società. A Palermo l'unica cosa da resettare è questa politica dell'inciucio e delle clientele che da decenni tiene sotto ricatto la città». Bocciata senza mezzi termini anche la richiesta di cassa integrazione in deroga per i dipendenti Gesip, «in parte pagata dal Comune, ovvero dai palermitani».

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