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Thomas Sanderling: l’Orchestra Sinfonica Siciliana merita rispetto

Appuntamento stasera alle 21.15 e replica domani alle 17.30. La facciata del teatro sarà illuminata, per l’occasione, dalle installazioni visive di Gaspare Di Caro

PALERMO. S’inaugura stasera alle 21.15 al Teatro Politeama di Palermo la stagione 2014/2015 dell’Orchestra Sinfonica Siciliana col tedesco Thomas Sanderling sul podio e la partecipazione solistica della violinista Marianna Vasileva. Il concerto si replica domani alle 17.30. Per l’occasione la facciata del teatro sarà illuminata dalle installazioni visive di Gaspare Di Caro. Programma russo con Scherzo e Marcia da “L’amore delle tre melarance” di Sergej Prokofiev, di cui la giovane violinista russa esegue il concerto in re maggiore e la Sinfonia n. 10 di Sciostakovic.

Orchestre innumerevoli per Thomas Sanderling dalla Russia alla Germania, dal’America al Giappone con la Russian National Philarmonic Orchestra alla Japan's Osaka Symphony e MDR Symphony. Adesso a Palermo con la Sinfonica Siciliana...
«La Sinfonica Siciliana è una buona orchestra con un buon potenziale . Il mio augurio è che possa lavorare sempre per ottenere un buon rispetto, sicurezza e stabilità per come merita una buona orchestra

Dirigere oggi: che cosa è cambiato nel rapporto con le orchestre, nell’organizzazione dei teatri?
«La mia più grande soddisfazione è sicuramente la comprensione con l'orchestra, con i solisti, quando tutti vogliono fare della buona musica. È bello quando riesci a creare una situazione in cui tutti si comprendono e sono al servizio della buona musica, quando la buona musica è il loro fine comune. Penso che oggi la tendenza generale, vivendo in una società democratica, è quella di convincere tutti i collaboratori, gli orchestrali in genere che quello che stanno facendo, che tu gli hai detto di fare, è la cosa giusta. Una cosa che invece un tempo con certi direttori non accadeva. Si davano istruzioni e si eseguiva. Oggi è cambiato tutto e i metodi di una volta non funzionano più».

Le Sinfonie sono il momento della “libertà” per l'interprete rispetto all’opera lirica dove i condizionamenti per i molteplici aspetti che la compongono possono non mettere in sintonia con gli altri che ne fanno parte?
«È vero che c'è un'enorme differenza tra dirigere sinfonie e dirigere opere liriche. Oggi sei fortunato se trovi una cantante che ha studiato e che abbia abbastanza esperienza per la parte che sta interpretando senza lasciarsi andare solo all'ispirazione ma rimanendo fedele alla partitura. Per un direttore dirigere un'opera lirica è più improvvisazione, dirigere una sinfonia è più rimanere fedeli alla partitura. Nell'opera devi “improvvisare”, mettere insieme tanti input di persone diverse e fare in modo che l'orchestra, i cantanti siano sempre insieme».

Talvolta accade che di un'opera si citi il regista lasciando in ombra la musica considerata quasi una colonna sonora. Da che cosa dipende?
«Sono cresciuto con una tradizione dove il lavoro di gruppo era tanto desiderato, perché non c'era. Oggi mi reputo una persona fortunata perché ho avuto a che fare con direttori di palcoscenico molto musicali e quindi con i quali si poteva collaborare».

Prokofiev e Sciostakovic: un territorio a lei molto familiare. Dirigendo questa Decima Sinfonia emergono nuovi particolari nella sua lettura?
«Quando torno, dopo tempo, di nuovo su una partitura, trovo sempre delle differenze ed è normale che sia così. Trovo dei dettagli nuovi, dei nuovi punti di vista. Questo è un processo normalissimo e direi che se non avviene è arrivato il momento di preoccuparsi»

Concerti nel futuro prossimo e anche opere?
«Un concerto a Bratislava e poi un'opera al Bolshoi».

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