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Le indagini sulla tragedia di Casteldaccia: i cinque operai morti non dovevano entrare nella vasca

Il contratto di subappalto stipulato con Tek, l'azienda che si era aggiudicata i lavori dall'Amap, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra

La sede della Quadrifoglio Group, in via Milano a Partinico, è stata posto sotto sequestro. L’ingresso è presidiato da una pattuglia della polizia. Ieri (6 maggio) la polizia era andata nella sede della ditta, in cui lavoravano quattro dei 5 operai morti nella tragedia di Casteldaccia, prendendo documenti, contratti di appalto e le schede degli operai che lavoravano per conto dell’impresa a Casteldaccia. Da quanto si apprende la Quadrifoglio aveva avuto in subappalto dalla Tek, che si era aggiudicata l’appalto dall’Amap, i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia

Dalle prime informazioni sulle indagini, svolte dalla squadra mobile e coordinate dalla Procura di Termini Imerese, i 5 operai morti non sarebbero dovuti scendere all’interno della stazione di sollevamento. Il contratto di appalto stipulato da Tek con Amap, che poi lo ha subappaltato alla Quadrifoglio group, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi.

Intanto, dopo avere appreso la notizia della morte dei suoi operai, deceduti ieri a Casteldaccia mentre lavoravano alla rete fognaria, Antonio Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Srl, sta rientrando in Sicilia dagli Stati Uniti dove si trova per il matrimonio di un familiare. Il suo socio Epifanio Alsazia è una delle cinque vittime.

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