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Il dramma di Casteldaccia, parlano i vescovi siciliani: «Queste morti sono una sconfitta sociale»

I presuli di Palermo, Cefalù e Trapani hanno voluto esprimere tutta la loro estrema tristezza per i cinque operai

L'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice

Vigilare sulla sicurezza sui posti di lavoro facendo attenzione al pieno rispetto alla persona del lavoratore. Sono i punti centrali dei messaggi di cordoglio arrivati dai vescovi di Palermo, Cefalù e Trapani, i quali hanno voluto esprimere tutta la loro estrema tristezza per i cinque operai morti, ed uno rimasto gravemente ferito nella tragedia di Casteldaccia. «In queste ore particolarmente drammatiche, - scrive l’arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice - sento di far giungere un forte appello alla sicurezza sui luoghi di lavoro, auspicando un maggiore impegno di quanti hanno la responsabilità: legislatori, imprese, organizzazioni e associazioni di categoria, di tutelare i lavoratori. Queste morti, come anche gli infortuni, sono una sconfitta sociale, una profonda ferita del corpo sociale, riguarda tutti, non solo le imprese o le famiglie coinvolte».

«Dobbiamo – continua l’arcivescovo sentire queste morti, far nostro questo dolore, con-patirlo, sentirlo nelle nostre viscere, portarlo insieme a quanti ora ne sono schiacciati. Dobbiamo cambiare. Tutti. Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni». Lorefice ha poi espresso la sua gratitudine verso tutti coloro che si sono adoperati nelle operazioni di soccorso, assicurando la sua preghiera in segno di vicinanza affettiva e spirituale. Dramma che ha coinvolto anche il territorio diocesano di Trapani, dove il vescovo, Mons. Pietro Maria Fragnelli, ha voluto riaccendere il «fiammifero» della fede su queste dolorose vicende. «I “crocifissi” del lavoro – scrive Fragnelli nel suo messaggio - sono il segno visibile di quella Croce di Cristo che continua a essere innalzata sui calvari della vita».
«A voi, - continua - lavoratori che avete perso la vita e avete seguito l’istinto fatale di aiutarvi l’un l’altro, l’abbraccio di una comunità che sgomenta e affranta oggi s’impegna a portare avanti il frutto del vostro sudore e del vostro amore, mentre invoca misericordia, giustizia e speranza per tutti. Non smettiamo di lavorare tutti insieme». Su quanto accaduto, è intervenuto anche Mons. Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato dell’Ufficio Regionale per la Pastorale Sociale ed il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato della Conferenza Episcopale Siciliana.

«Sorprendono - scrive Marciante - e, allo stesso rabbrividiscono, le parole dei soccorritori: accanto ai corpi non abbiamo trovato le maschere di protezione. Se è vero l’antico adagio che il lavoro nobilita l’uomo perché ciò avvenga è fondamentale che vengano rispettate tutte le misure di sicurezza. Mentre la Giustizia farà il suo corso per accertare le colpe, la Chiesa di Sicilia si stringe attorno alle famiglie dei caduti in questa ennesima tragedia. È quanto mai – conclude - necessario vigilare sulla sicurezza e prevenzione sul lavoro senza sprecare troppe parole per assicurare l’incolumità a tutti i lavoratori».

Un grido, quello dei vescovi siciliani, che vuole essere un chiaro e accorato appello rivolto alle istituzioni, affinché venga affrontato e approfondito con maggiore attenzione il tema della sicurezza sul lavoro, una questione «della quale – afferma Papa Francesco - ci si accorge della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi».

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