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Casteldaccia, la tragedia nella tragedia: uno dei soccorritori scopre di avere un cugino tra le vittime

«Ho coordinato i soccorsi come succede spesso quando devi dare direttive per aiutare chi in momenti drammatici ha bisogno di aiuto. Quello che non ti immagini è che durante le operazioni poi scoprire che tra le vittime ci sono tuoi parenti»

«Ho coordinato i soccorsi come succede spesso quando devi dare direttive per aiutare chi in momenti drammatici ha bisogno di aiuto. Quello che non ti immagini è che durante le operazioni poi scoprire che tra le vittime ci sono tuoi parenti». Parla uno dei soccorritori degli operai coinvolti nella strage di Casteldaccia che ha scoperto, durante il suo lungo turno di lavoro, che nella vasca in cui sono stati trovati i cadaveri c’era suo cugino, Giuseppe Miraglia, e che un altro, Giuseppe D'Aleo, è sopravvissuto per un caso.

«È stato uno choc. Devi cercare di restare lucido e pensare che stai salvando persone che hanno bisogno del tuo aiuto e nello stesso momento hai un nodo in gola che non ti lascia più - aggiunge - L’adrenalina delle lunghe ore passate a cercare di dare il massimo in questi momenti mi ha tenuto in piedi e vigile. Ma a mano a mano che arrivavano notizie da Casteldaccia il mio cuore era pieno di dolore. Purtroppo una delle vittime era mio cugino. Un uomo d’oro un gran lavoratore, una persona speciale che amava la moglie e i suoi figli. Un operaio specializzato che ha vissuto sempre del suo lavoro».

«Dopo che è terminato l’intervento, dopo le prime quattro ore i responsabili mi hanno concesso una pausa. Lì sono crollato nel pianto. È stato davvero difficile. Oggi sono andato a trovare il cugino sopravvissuto e poi la famiglia dell’altro mio familiare vittima di questa ennesima, terribile strage», ricorda. «Mio cugino era l’unico sostegno economico della famiglia, usciva tutte le mattine per portare un pezzo di pane a casa. Davvero non è tollerabile che accadano queste cose». «Ogni volta sento dire che deve essere ultima. - dice - Purtroppo non so se sarà così. Una cosa mi sento di dire non dimenticate chi resta».

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