Prima il far west in corso dei Mille, poi l’omicidio di ieri sera (26 febbraio), a Palermo, in via XXVII Maggio allo Sperone. La morte di Giancarlo Romano, 37 anni, è solo l’apice di un conflitto a fuoco esteso, che avrebbe coinvolto più soggetti.
Ad avere la peggio, dunque, Romano, ucciso da tre colpi di pistola - quello fatale all’inguine - e l’amico Alessio Caruso, 29 anni, rimasto gravemente ferito all’addome e trasportato d’urgenza al Buccheri La Ferla, dove è stato necessario un intervento chirurgico per rimuovere la pallottola e salvargli la vita.
Gli agenti hanno presidiato per tutta la notte la struttura ospedaliera, affollata da amici e parenti del ferito. La polizia scientifica ha effettuato i rilevamenti fino a tarda notte, poi la salma di Romano è stata trasportata al Policlinico dove nei prossimi giorni verrà effettuato l’esame autoptico.
Da una prima ricostruzione, i due amici sarebbero giunti soltanto alla fine di una sparatoria iniziata in corso dei Mille da due uomini, Camillo Mira e Antonio Mira, padre e figlio, che abitano proprio nella zona di via XXVII Maggio, dove si è svolto il tragico epilogo difronte a un garage. I due avrebbero ingaggiato un conflitto a fuoco con più soggetti, come confermerebbero delle note giunte alla polizia che riporterebbero di più persone ferite da colpi di arma da fuoco, per poi scappare verso le proprie abitazioni. Lì, ad attenderli, ci sarebbero stati Romano e Caruso. Ne sarebbe nato così un inseguimento con pistole alla mano. I Mira e Caruso, il 29enne rimasto ferito, sono poi stati fermati nel corso della mattinata.
Sulla scena, la polizia scientifica ha rinvenuto sei bossoli, quattro di uno stesso calibro e due di un altro. A sparare, dunque, sarebbero state due pistole: quattro colpi sono andati a segno, uno ha bucato la targa dell'auto di Romano, posteggiata in via XXVII maggio, un altro il cancello del garage. Non è ancora chiaro, però, se a ferire e uccidere Caruso e Romano siano stati i Mira, le cui abitazioni sono state perquisite dagli agenti, che avrebbero trovato Camillo Mira con una ferita da arma da fuoco alla gamba.
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