All’inizio era stato a guardare mentre infierivano sulla mamma, Antonella Salamone, anzi aveva aiutato il padre a seppellirla in una buca. Poi gli sguardi dei cosiddetti «fratelli di Dio» si erano rivolti contro di lui e lo avevano torturato. Ma Kevin Barreca aveva lottato come un leone per sottrarsi alla furia: a raccontarlo agli investigatori è proprio Sabrina Fina che, assieme a Massimo Carandente, erano nella villetta degli orrori per «liberare dal maligno» la famiglia di Altavilla Milicia. In particolare il sedicenne si era difeso diventando particolarmente aggressivo, tanto che era stato necessario legarlo mani e piedi: la donna, infatti, aveva ricevuto un morso alla caviglia da parte del ragazzo che aveva tirato anche un quadro al marito, colpendolo al collo. Per questo motivo lo avevano legato e immobilizzato: «Il padre - si legge nell’ordinanza che ha portato in cella lo stesso Giovanni Barreca con i due farneticanti predicatori - lo aveva bloccato mentre Sabrina e Massimo lo legavano con una catena piena di ruggine, cavi e fili».
Dettagli peraltro confermati nel referto medico in cui lei stessa ha confermato di essere stata aggredita fisicamente, di avere ematomi e graffi sulle braccia e di essere stata medicata al polpaccio sinistro, segni inequivocabili della lotta con il più grande dei due fratelli Barreca. «Il povero Kevin - si legge ancora nell’ordinanza firmata dal Gip di Termini Imerese, Valeria Gioeli - veniva legato mani e piedi con delle catene dietro la schiena in modo da impedirgli la respirazione, sebbene lo stesso abbia strenuamente tentato di difendersi provando ad aggredire la coppia Carandente-Fina».
Gli indagati avrebbero ritenuto di compiere «la volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno di quel nucleo familiare». Una forma di delirio che però non può ritenersi in alcun modo «un’estemporanea perdita di controllo, in quanto la loro ferma convinzione ha portato i tre a riunirsi per giorni all’interno dell’abitazione, ponendo in essere diversi agiti criminosi ai danni delle stesse vittime, prima di decidere consapevolmente di cagionarne la morte in modo particolarmente efferato», ha puntualizzato ancora il giudice.
Ma a raccontare l’orrore ai carabinieri era stato anche un compagno di scuola di Kevin: si era mostrato in tv ma il padre lo aveva spinto ad andare in caserma per raccontare tutto quello che sapeva non appena la notizia era cominciata a circolare. Il coetaneo era l’unico con il quale Kevin si confidava, perfino nei giorni in cui si sta svolgendo il crudele esorcismo contro la sua famiglia.
«Ci siamo conosciuti il 23 aprile del 2023 a una mostra di volatili - aveva spiegato il ragazzo -. Lui li creava in ceramica e poi li metteva in mostra a Villa San Cataldo, dove c’era un evento di tutti gli alunni che avevano un talento artistico. Ci vedevamo ogni giorno, eravamo migliori amici. Non mi aveva parlato della situazione familiare, mi aveva accennato che la sua famiglia avesse problemi economici. Mi diceva che ogni tanto i suoi genitori litigavano per banalità». Fin qui tutto normale, sembravano semplici discussioni tra adolescenti: l’ultima volta si erano visti il 3 febbraio ma avevano continuato a scambiarsi messaggi. Uno, ricevuto il giorno dopo, domenica 4 alle 12.56, era stato particolarmente inquietante: «Nella mia famiglia - scriveva Kevin - ultimamente sono successe cose strane e c’entra il mondo spirituale. Ora sono venuti due fratelli di Dio e stanno liberando a mia madre e mio fratello che hanno dei demoni molto maligni addosso. La mia famiglia si sta distruggendo, colpa della mia indifferenza. Scappo sempre da casa mia per stare con voi e svagarmi, perché io in questa casa non sento pace». Da lunedì scorso i messaggi di Kevin erano diventati sempre meno frequenti: nell’ultimo ribadiva all’amico che non sarebbe andato a scuola e che avrebbe «messo tutto nelle mani di Dio». Fino alle 15.28 dell’8 quando la chat si interrompeva per sempre.
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