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Costretti a consumare droga, poi sequestrati e picchiati: la banda della Vucciria di Palermo recuperava i soldi con le cattive

Due episodi ricostruiti grazie alle testimonianze di due ragazzi finiti nelle mani degli spacciatori arrestati dai carabinieri

Costretti a consumare droga, poi sequestrati e picchiati in attesa dei pagamenti. Ci sono almeno un paio di episodi descritti nell'ordinanza dell'operazione antidroga alla Vucciria portata a termine dai carabinieri di Palermo.

Il primo caso riguarda un giovane di Gela, che dopo un festino a base di cocaina in casa di un amico di Palermo era passato alla Vucciria per "saldare il conto" delle dosi consumate nel corso della notte. A quel punto era stato invitato a sniffare altra droga che però non aveva potuto pagare: per questo era rimasto in custodia per alcune ore di due degli uomini che oggi sono stati arrestati (Pietro Presti e Francesco Lo Gelfo) e solo dopo l'intervento del padre del malcapitato, che aveva immediatamente versato 300 euro su una carta post pay, era riuscito a tornare a casa.

Un episodio simile, ma più cruento, riguarda un altro giovane consumatore di droga di San Giuseppe Jato, anche in questo caso un "pendolare" della cocaina. C. B., queste le sue iniziali, finì per diverse ore nelle mani di Pietro Presti, Francesco Lo Gelfo, Vincenzo Di Giovanni e Salvatore Sammartino che, secondo le accuse, lo avrebbero tenuto in ostaggio e poi malmenato per una notte intera all'interno di un appartamento di vicolo dei Calzonai (considerato una delle basi della banda) in attesa di un pagamento di 400 euro.

Il giovane di San Giuseppe Jato era andato a cercare del crack, era stato invitato a consumare delle dosi anche alla Vucciria prima di andar via e, in mancanza di un pagamento immediato, era stato trattenuto e picchiato con calci e pugni per tutta la notte. All'alba era stato "scortato" prima ad uno sportello bancomat e poi in banca per prelevare altro contante. Solo il pomeriggio successivo il ragazzo era riuscito a liberarsi e, raggiunta la Stazione Centrale, aveva chiesto aiuto al padre, il quale subito dopo denunciò tutto ai carabinieri che entrarono in azione.

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