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Palermo, i 50 euro chiesti ai poveri per la spesa: il Banco Alimentare sospende la fornitura di cibo all’associazione di Tommaso Natale

L'organizzazione convoca i responsabili per chiarimenti, ma non si presenta nessuno. A pagare il contributo erano 391 famiglie: un incasso di quasi 20 mila euro l'anno per Le ali della Libertà

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Ad usufruire del pacco spesa dietro contributo fisso di 50 euro pagato a Le ali della libertà di Tommaso Natale, a Palermo, erano 1.290 persone. Ora si hanno i numeri certi. A pagare erano 391 nuclei familiari e, facendo un calcolo veloce, si scopre così che nelle casse dell’associazione entravano quasi 20 mila euro all’anno. Un business che permetteva ai responsabili de Le ali della libertà di autosostenersi e pagare le spese di gestione, e magari conservare anche qualcosa per loro.

A fare una verifica della lunga lista, contenente i nomi e i cognomi di coloro che, dimostrando di avere un basso reddito, ricevevano una volta al mese il pacco spesa, è stato il Banco Alimentare, che, dopo la segnalazione del Giornale di Sicilia, ha attivato una serie di provvedimenti per fermare la strategia di lucro dell’associazione. «Abbiamo inviato con posta certificata, così come da procedura – spiega il presidente del Banco Alimentare Sicilia occidentale, Santo Giordano - una lettera di contestazione con richiesta di convocazione urgente dei responsabili dell’associazione che hanno sottoscritto con noi la convenzione, ma non hanno risposto e non si è presentato nessuno. Pertanto, abbiamo bloccato all’associazione la fornitura dei generi alimentari. Le famiglie assistite sono tante. Stiamo cercando una soluzione per loro, l’attivazione di una convenzione con un’altra associazione o la possibilità per loro di appoggiarsi, in questo periodo, ad altre strutture».

Coloro che alla fine stanno subendo il danno maggiore, causato da questa triste storia, sono infatti proprio le famiglie che vivono a Tommaso Natale. Il Banco Alimentare si augura che l’associazione distribuisca almeno le scorte di cibo rimaste in magazzino. Ma gratuitamente, ovviamente, come avrebbe dovuto fare dal primo momento.

Nel frattempo si pensa tutti insieme ad una soluzione. I consiglieri di circoscrizione stanno contattando le associazioni del territorio e il presidente della settima circoscrizione, Giuseppe Fiore, incontrerà la prossima settimana i responsabili del Banco Alimentare. Alcune associazioni dei quartieri vicini hanno dato la propria disponibilità ad aiutare le famiglie. Il pacco spesa era una piccola boccata di ossigeno, infatti, per quelle persone che non possono permettersi di andare al supermercato tutte le settimane. Tra loro vi sono genitori che lavorano saltuariamente e si disperano perché ai figli vorrebbero garantire pasti regolari. Ci sono uomini e donne che non hanno ancora raggiunto l’età pensionabile, ma sono fuori dal mercato del lavoro e senza alcun reddito non riescono ad andare avanti. Molti di loro percepivano il reddito di cittadinanza, ora non hanno più nemmeno quello.

Tanta disperazione insomma che ha spinto quasi 400 famiglie ad accettare l’aiuto a pagamento dell’associazione. Cinquanta euro all’anno, pagabili anche a rate, che permetteva loro di avere un pacco spesa ogni mese. Generi alimentari che, acquistati in un supermercato, sicuramente, avrebbero avuto un costo maggiore. Si sceglieva dunque il male minore, ignari che quel contributo che veniva loro richiesto obbligatoriamente non era dovuto e non doveva essere intascato da nessuno.

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