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Palermo, il governo in soccorso della scuola svaligiata: «Riavrete tutto ciò che vi è stato rubato»

Il ministro Valditara telefona alla preside della Madre Teresa di Calcutta, simbolo dell'integrazione in città. Pioggia di solidarietà, anche i prof al lavoro per riparare i danni: «Bisogna andare avanti»

«Riavrete tutto ciò che vi è stato sottratto, verrò a visitare la scuola». Parola del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che la stessa sera del furto subito dalla scuola Madre Teresa di Calcutta, in via Fiume, a pochi passi dalla stazione centrale di Palermo, ha espresso la sua solidarietà alla preside Rosaria Inguanta, promettendo alla comunità scolastica che i lavori e gli sforzi prodotti in tutti questi anni non verranno facilmente cancellati dalla violenza subita dall’istituto. Dopo gli atti vandalici e il furto di tutto il materiale scolastico tra cui computer, tablet e 10 mila euro di strumenti musicali arrivati in comodato d’uso pochi giorni prima del fattaccio, la scuola è stata investita da una pioggia di solidarietà: istituzioni e associazioni cittadine si sono strette tutte intorno all’istituto di via Maqueda e alla sua comunità, sconvolta dalla violenza subita che ha mandato in fumo nel giro di una notte il lavoro di anni che aveva reso il plesso un fulgido esempio di melting pot.

Ciò che ha sorpreso di più la preside della struttura è stata la telefonata del ministro dell’Istruzione. Una chiacchierata nella quale Valditara ha espresso tutta la sua solidarietà alla scuola colpita dall’escalation di abusi che da anni imperversa nel centro storico e che non ha risparmiato dalla devastazione neanche quello che dovrebbe essere un luogo di speranza e di futuro. La dirigente scolastica ha parlato a lungo con il ministro, spiegando per filo e per segno cosa rappresenti l’istituto Madre Teresa di Calcutta per il territorio, costellato dalla presenza di tantissime culture e religioni, a volte profondamente diverse tra di loro ma che nel tempo hanno trovato un equilibro invidiabile anche grazie all’incessante lavoro delle insegnanti e dei collaboratori. Un colloquio telefonico durante il quale la preside è riuscita a incuriosire a tal punto il ministro tanto da spingerlo a ben due importanti promesse.

«Ero appena tornata a casa e ho ricevuto una telefonata da un numero con il prefisso 06 di Roma: ho risposto ed era il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara - racconta Inguanta con voce ancora provata - l’ho ringraziato per le sue parole. Abbiamo parlato, ci ha fatto queste promesse. Adesso è il momento di rimboccarci le maniche, il ministro ha detto “mi faccia avere l’elenco dei danni che ci sono nella sua scuola, quello che le manca e inviatemelo”». Insomma, sembra che tutto si stia risolvendo per il meglio, anche se, come spesso accade, a causa della burocrazia non tutto funziona a dovere, a cominciare dalla lunga attesa per l’arrivo della ditta che si sarebbe dovuta interessare al rattoppo della porta e della finestra che i ladri hanno utilizzato per intrufolarsi e compiere le loro razzie.

Oggi (24 ottobre) i ragazzi sono tornati in classe e gli insegnanti hanno avuto l’arduo compito di spiegare loro cosa era successo. «È stata dura - dicono Ada Calanni Macchio e Mary Manitta, due tra le professoresse dell’istituto - ad esempio c’è chi ci ha chiesto che fine avessero fatto i loro strumenti musicali. Bisogna andare avanti per loro». Sorriso, dunque, ma anche tanto lavoro di gomito: a turno, tutti, dalle prof ai collaboratori scolastici, hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco, mentre si cercava di riparare armadi e banchi devastati dalla furia cieca dei malviventi. Insomma, il plesso di via Maqueda sembra intrappolato nel perverso gioco del vorrei ma non posso: da un lato un territorio ormai terra di nessuno che frena e falcia il lavoro di anni. Dall’altra parte, in tutti i sensi, la comunità scolastica attende da circa 15 anni che gli vengano aperte le porte della seconda metà della struttura. Che corrisponde esattamente a dove i ladri hanno fatto il loro ingresso: il retro della scuola, ovvero i locali compresi tra le mura che girano in via Fiume e continuano su vicolo Santa Rosalia, è stato ristrutturato circa 15 anni fa. Infissi immacolati e parquet nuovi di zecca sono però sommersi da polvere, banchi e sedie mai utilizzati. Per non parlare di alcune finestre, violate dai rami degli alberi che nel tempo hanno avuto la forza di insinuarsi tra gli infissi ed entrare dentro le aule. Tutto fermo e non testato a causa degli ultimi fondi per completare i lavori mai trovati e messi a disposizione della scuola. Così come non ha mai visto la luce un campetto sportivo che dovrebbe sorgere nel magnifico giardino un tempo chiostro del convento dove oggi sorge l’istituto.

Nel tempo, l’area è stata continuamente vandalizzata e meta anche di alcuni ingombranti tra cui una carcassa di un vecchio frigorifero portata da ignoti. «Attendiamo da anni di poter accedere finalmente a questi locali - attacca la preside - al momento abbiamo circa mille alunni: in questo modo potremmo allargare il numero di bambini e ragazzi, le cui richieste da parte delle famiglie crescono ogni anno».

Nel video parla la preside Rosaria Inguanta

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