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Palermo, l'anziano fermato confessa l'omicidio, ai familiari aveva detto: "Sistemo la questione dell'affitto"

Omicidio Aleandro Guadagna

Gli affitti non riscossi da quell’inquilino moroso erano diventati una vera e propria ossessione per lui. Così ha scritto un sms al figlio dicendo che sarebbe andato a sistemare «la questione economica». Poi ha atteso che il suo locatario Aleandro Guadagna, muratore, 31 anni, sposato e padre di tre figli, uscisse dal portone di casa, e lo ha ucciso a colpi di fucile questa mattina a Palermo in via Mulino 32 nella borgata di Boccadifalco, alla periferia sud della città. È questo il movente che ha causato il delitto, secondo gli investigatori. Accusato dell’assassinio è Giuseppe La Corte, 77 anni, originario di San Martino, frazione di Monreale che ha confessato e non ha mostrato alcun pentimento e alcun momento di tensione, durante l’interrogatorio. È stato fermato con l’accusa di omicidio aggravato e portato in carcere.

I familiari di Guadagna dopo aver visto il giovane per terra sanguinante, hanno dato l’allarme: un’ambulanza del 118 è arrivata nel giro di pochi minuti, ma ai medici non è rimasto che constatare il decesso. Strazianti le scene davanti al corpo del giovane ucciso, con il dolore dei congiunti e degli amici.
Subito dopo l’omicidio è scattata la caccia al killer da parte degli investigatori. Alcuni testimoni hanno raccontato degli affitti non pagati dalla vittima al padrone di casa, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe potuto finire in questa maniera tragica. Le indagini hanno così imboccato una pista precisa: i carabinieri sono andati a casa del sospettato, ma non l’hanno trovato. La Corte successivamente è stato fermato davanti al centro commerciale La Torre a Borgo Nuovo: nella sua auto è stato trovato un fucile. L’anziano non ha opposto resistenza. Inoltre, è stato sottoposto all’esame dello stub, il tampone utile al recupero delle micro particelle volatili della polvere da sparo sul corpo e sugli indumenti, che verrà inviato al reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Messina per le analisi.

Nel 2015, La Corte aveva affittato la casa a Guadagna e in questi ultimi anni vi erano stati molti dissidi. I pagamenti avvenivano a singhiozzo e il padrone di casa doveva ancora ricevere diversi canoni mensili. Questa mattina l’ennesimo chiarimento finito nel sangue. Guadagna non aveva intenzione di saldare fino in fondo il suo debito. Non appena il figlio del 77enne ha compreso quello che era successo ha chiamato il padre e gli ha detto di consegnarsi ai carabinieri e «non fare più sciocchezze». Le indagini sono state condotte dalla compagnia dei carabinieri di San Lorenzo e coordinate dal pm Giorgia Righi.

Guadagna era noto agli inquirenti: era stato scarcerato a giugno scorso dopo aver scontato una condanna a quattro anni e otto mesi. Secondo i giudici aveva fatto parte di una banda che il 23 luglio 2015 aggredì e rapinò in casa un non vedente, residente nella zona di Cruillas. Il giovane, allora 25enne e già con precedenti per rapina, venne arrestato dopo due anni. In quell’occasione si era finto postino, insieme ad alcuni complici, ed era riuscito ad entrare nell’abitazione. Ad incastrarlo, quella volta, fu un’impronta ritrovata dagli investigatori a casa della vittima della rapina.

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