La fuga dalla città era in preparazione. La sentenza di appello del processo «Cupola 2.0», dove Massimo Mulè è imputato, spaventava prima di tutti il padre Francesco. Che - dopo aver trascorso lunghi anni in cella, ed essere stato coinvolto come il figlio in diverse inchieste - progettava di allontanarsi. Agli atti dell’indagine di Procura antimafia di Palermo e carabinieri c’è una conversazione intercettata in auto tra Mulè senior e un interlocutore, dove parlano di un «ragazzino» che doveva aver preso la patente per fare da autista al di sopra di ogni sospetto ai due.
Mulè la prende alla lontana, parla degli arresti del 19 maggio sul sistema dei «buttafuori», del processo in cui il figlio era stato condannato per estorsione, del rigetto della richiesta di custodia in carcere avanzata dalla Procura che aveva fatto appello. Mulè si sfoga contro gli «sbirri» che volevano arrestare il figlio, fa riferimento al «pericolo di fuga» ipotizzato e alla necessità di evitare di finire di nuovo dentro. «Parlando con te, vogliamo partire... Questo se l'è presa la patente, chiddu", u picciuttieddu... Buono buono, glielo lasciamo a lui e tu vieni con me. Io come faccio il viaggio?».
Anche Gaetano Badalamenti, un altro dei fermati dell'Operazione Centro dei carabinieri, pensa alla fuga: le notizie delle indagini di Procura e carabinieri, gli arresti, non gli sfuggono. Così la moglie del boss dà, di fatto, un importante riscontro alle acquisizioni investigative. La donna contatta una cartomante, nome d’arte Dana, per capire in realtà se il marito avesse una relazione extraconiugale. «Ma, dimmi una cosa Dana... ma, io voglio che mi rispondi» e le chiede se lui «ha un’altra donna». La cartomante le risponde che in realtà il problema non era un eventuale tradimento ma che lui aveva la volontà di partire per l'estero: «No, non c'entra adesso che sta con qualcuno, ti devo dire la verità... Però sento che come lui dovrebbe partire, dovrebbe andare fuori... credo all'estero». La moglie però lancia un’obiezione alla cartomante, dato che sa che il marito, che ha il divieto di espatrio perché pregiudicato, in realtà non può varcare i confini italiani: «Umh, però c'è una cosa, che lui all'estero non ci può andare». Dana però confermava l’intenzione dell’uomo di «andare all'estero», perché «sta organizzando come fare, «in quanto stava facendo di tutto» per risolvere la questione «eh, quello si, quello lo sapevo pure io, che stava facendo di tutto e stava, e doveva pagare per andare all'estero».
Ci sono anche tutti i movimenti che risalgono al settembre 2021 e che riguarda altri esponenti del clan di Porta Nuova. Tra questi Giuseppe Incontrera, il boss ucciso alla Zisa lo scorso luglio, e il figlio Salvatore, che dialogano con altri indagati e si organizzano perché temono che scatti una retata antimafia dopo l’ultima in ordine di tempo che aveva colpito loro amici, il blitz «Resilienza 2». La loro paura è di finire in cella. E così si organizzano per allontanarsi da casa e rendersi irreperibili. Tutto mentre i carabinieri ascoltavano le loro conversazioni in diretta per uno dei tanti filoni di indagine.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia