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La banda Arab Zone seminò il terrore al pub del Capo aggredendo anche un poliziotto

La zona di discesa dei Candelai

La caccia ai frequentatori della movida di Palermo non risparmiava nessuno: il branco ha preso di mira disabili, ragazzi in scooter o a piedi. E persino un appartenente alle forze dell’ordine, fuori servizio, che ha dovuto sparare in aria due colpi della pistola d’ordinanza per mettere fine ad un'aggressione. È circostanziata anche questa contestazione fatta dal giudice per le indagini preliminari al branco finito in cella: una ricostruzione minuziosa di quanto accaduto fra discesa dei Candelai e vicolo delle Api, davanti al pub Casbak, la notte tra l'11 e il 12 giugno. L'agente e il titolare del locale sono finiti in ospedale per le ferite riportate.

Due giovani che si riconoscono nell’account «Arab Zone 90133» danno fastidio agli avventori del pub. Fra loro anche un disabile su una sedia a rotelle, benvoluto da tutti coloro che frequentano il locale, noto perché permette agli amanti del canto di esibirsi grazie al karaoke. I due si spintonano e urtano un'auto posteggiata. Appartiene all'agente, che è lì fuori servizio. Segue un cortese invito a stare attenti. Ma i due chiamano rinforzi e intorno alle 4 arriva la banda al completo. Nel locale non c'è più nessuno, restano a conversare e a mangiare un boccone il titolare e il poliziotto. I due vengono aggrediti per ritorsione. Il poliziotto si qualifica, ma loro lo minacciano, rompono due bottiglie, brandendo il vetro aguzzo contro di lui. Viene lanciato l’allarme al 112, ma intanto l'agente è costretto a sparare i due colpi in aria per tenere a bada il gruppo. Sul posto arrivano le pattuglie dei carabinieri ma la banda nel frattempo si è dileguata. Agli atti delle indagini ci sono anche le immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza.

La stessa sera, poco prima, un altro episodio di violenza. Lo raccontano due giovani, le vittime. Sono a piedi e in discesa delle Capre vedono dei ragazzi fermi. Uno di loro allunga la gamba e fa lo sgambetto ad uno dei due ragazzi. Che inciampa e gli chiede il motivo dell’azione. Per tutta risposta inizia a ricevere pugni in viso e calci. Cade a terra, si rialza e insieme all’amico inizia a correre verso via Maqueda. Cade di nuovo, si volta e vede alle sue spalle un uomo di origine magrebina alto un metro e novanta circa: ha in mano una spranga di ferro, lo colpisce alla tempia. Il dolore è fortissimo. «Ho sentito uscire il sangue, avevo la maglietta bianca e il pantalone intriso di sangue». Il ragazzo chiede aiuto via telefonino e prova a rifugiarsi in un locale notturno aperto. Ma senza tanti giri di parole viene spinto fuori da un uomo che gli dice: «Qui ci dobbiamo buscare il pane, chiama chi vuoi ma te ne devi andare».

E se da un versante queste indagini appena concluse sono un segnale positivo, va aggiunta l'ultima aggressione avvenuta nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Piazza Sant'Anna è come sempre affollata di ragazzi che – pacificamente – trascorrono la serata tra chiacchiere, alcolici, musica in sottofondo. E malgrado la zona sia controllata da esponenti delle forze dell'ordine, qualcosa va storto. In un angolo della piazza in due iniziano a litigare. Quale scintilla abbia provocato lo screzio non è dato sapere. Ma c'è un adulto che interviene per sedare la rissa e viene colpito al volto. Scattano subito le indagini per chiarire cosa sia successo e le responsabilità dell’aggressore. Non è difficile immaginare che anche lui pagherà il suo conto con la giustizia.

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