E’ durata circa dodici ore, a Palermo, l'udienza del processo Open Arms, nave della Ong spagnola che nell’agosto 2019 rimase per giorni in attesa del permesso di far sbarcare i migranti dopo avere salvato 147 persone nel Mediterraneo, che vede imputato per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio il leader della Lega, Matteo Salvini, all’epoca dei fatti Ministro dell’Interno. Nel corso dell’udienza, nell’aula bunker del carcere Ucciardone, sono stati ascoltati il dirigente medico dell’Asp di Agrigento Vincenzo Asaro, la responsabile del CTA - Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Agrigento Cristiana Camilleri, l’ex prefetto di Agrigento Dario Caputo e il capitano di Open Arms, Marc Reig Creus. .
"Le condizioni sanitarie dei migranti a bordo della Open Arms - ha spiegato il dirigente medico dell’Asp di Agrigento Vincenzo Asaro - potevano definirsi mediocri, vi era un fattore di rischio molto elevato per la loro salute psicofisica, oltre alla possibilità di contagi di malattie che avrebbero potuto determinare un aggravamento delle loro condizioni e un rischio sia per i migranti che per il personale della nave". Sulla stessa lunghezza d’onda anche la responsabile del CTA - Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP di Agrigento, Cristiana Camilleri: "Vi erano un centinaio di persone tra i 20 e 50 anni anche con difficoltà di comunicazione tra loro - ha sottolineato -. Le donne erano vicine tra loro, alcune sdraiate altre sedute: avevano un postura depressa. Il primo a parlare, però, è stato un uomo che ha riferito quanto accaduto e che 'in Libia non sarebbero mai tornatì. Se sarebbe stato possibile navigare fino in Spagna? Da un punto di vista medico penso che la situazione fosse di urgenza, bisognava intervenire per evitare che l’urgenza si trasformasse in emergenza".
Lunghissimo, invece, l’intervento del capitano di Open Arms, Marc Reig Creus, durato oltre sei ore: "Ho partecipato a diverse operazioni di salvataggio, già a partire dal 2015 con la Dignity, una nave medici senza frontiere. Nelle operazioni precedenti l'Italia aveva sempre offerto un posto sicuro e siamo sbarcati in Italia, o in Sicilia. Le autorità maltesi non ci hanno mai dato un porto sicuro, ci hanno solo dato assistenza medica, ma mai un Pos". Poi sull'eventuale presenza di terroristi a bordo: "Io non lo so, mai ci siamo sentiti minacciati a bordo. In quei venti giorni è successo un pò di tutto, anche il gettarsi in acqua scaturisce dall’incertezza e dall’attesa". Creus ha provato a far chiarezza sul perché non si siano diretti in Spagna: "Non eravamo nelle condizioni di arrivare in Spagna. Non stavamo bene psicologicamente e fisicamente. Eravamo a 700 metri dal porto di Lampedusa e la gente minacciava di gettarsi in acqua. Non eravamo in condizione di navigare nemmeno per un’ora per arrivare a Palma di Maiorca sarebbero servite 50-60 ore di navigazione. Allontanarci dalla costa significava mettere a rischio la vita dei passeggeri, il mio compito è quello di salvaguardala. Quattro persone si erano gettate e altre minacciavano di farlo. Non potevo continuare a navigare fino alla Spagna, avrei messo in pericolo sia l’equipaggio che i migranti a bordo".
Grande fermento, invece, nel momento in cui l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha chiesto il motivo del cambio di rotta fatto dalla Open Arms, che ha poi recuperato dei barchini con i migranti: "Mi fu dato l’ordine di dirigermi al confine tra la zona Sar libica e maltese e io andai. Non chiesi perchè avevano cambiato idea e perchè non dovevo più andare in Sicilia e cancellai Lampedusa per non fare confusione. Non c'era alcun appuntamento. In che condizioni era il barchino quando lo abbiamo soccorso? Era sovraccaricata e ondeggiava ma fin quando siamo stati lì non si inabissò". In aula è rimasto anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha rinviato la sua partenza da Palermo a domani. «C'è una guerra in corso, c'è il covid, il caro bollette, la riforma della giustizia e io sono stato trattenuto con l’accusa di aver sequestrato una nave che poteva andare ovunque e invece è voluta venire in Italia. E’ emerso questo al processo di oggi ma, con tutti i problemi che abbiamo,passare una giornata nel tribunale in cui vengono processati i mafiosi è vergognoso», ha sottolineato il leader leghista che anche fatto una battuta dicendo di «non aver neppure potuto rispondere ai messaggi della ministra della Giustizia Cartabia». Le prossime udienze sono state fissate per il 13 maggio e il 17 giugno dove verranno ascoltati anche Alessandro Dibenedetto, psicologo in servizio presso l’Emergency Onlus e Katia Valeria Di Natale, medico in servizio presso lo Staff Cisom, Progetto Passim 2, che dopo avere atteso dalle 9 di questa mattina hanno visto, data l’ora tarda, con l’accordo delle parti, rinviarsi l’esame.
Caricamento commenti
Commenta la notizia