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"Giocavamo al mundialito": il racconto dei bambini sull'allenatore che "ci toccava"

I finanzieri hanno piazzato le telecamere nel centro sportivo e sono entrati in azione per cogliere il collega in flagrante.

Il centro sportivo della guardia di finanza

«Noi giocavamo al mundialito. Chi passava il turno usciva dal campo, il mister ci acchiappava e ci metteva sopra di lui, sopra le sue gambe e ci toccava nelle parti intime». Per il brigadiere ogni scusa era buona per palpeggiare i piccoli calciatori che gli erano stati affidati, questo si presume leggendo i verbali dei bambini interrogati dagli agenti della squadra mobile, con l’assistenza di due psicologi. In queste carte ci sono le accuse nei confronti di Gianfranco Cascone, il sottufficiale della guardia di finanza di 54 anni arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di alcuni bambini che frequentavano il centro sportivo-ricreativo delle fiamme gialle di via Messina Marine, a Palermo. Nell’ordinanza di custodia a suo carico, emessa subito dopo l’arresto in flagrante nella stessa struttura sportiva, lo accusano tre minorenni, ma nel giro di pochi giorni il numero è cresciuto grazie agli accertamenti condotti dalla polizia e coordinati dal pm Giorgia Righi.

Alle indagini hanno preso parte gli stessi finanzieri, che sono intervenuti per bloccare Cascone quando le telecamere nascoste piazzate nel centro lo avevano ripreso in piscina con un altro bambino, anche questo più volte palpeggiato. La storia è stata anticipata ieri dal Giornale di Sicilia.

E così da tre presunte vittime si è passati a 7, questo il numero dei minori parti offese che parteciperanno all’incidente probatorio chiesto dalla Procura e che si svolgerà nei prossimi giorni. I racconti di questi bambini sono tutti contenuti nell’informativa redatta dalla squadra mobile e inviata al magistrato che indaga, una sorta di campionario degli orrori che si stenta davvero a credere sia avvenuto in un centro sportivo delle fiamme gialle, dove i bambini dovevano essere al riparo da ogni pericolo. E fra i tanti particolari quello forse che inquieta di più sono le firme dei bambini poste alla fine di ogni pagina dei verbali. Grafie incerte, da bimbi, che immagineresti di trovare sotto un tema o un riassuntino, invece quelli sono atti giudiziari, per giunta di notevole gravità. E anche le parole, semplici, quasi elementari, impressionano per il loro significato.

«O da sopra i pantaloncini - prosegue il piccolo - o infilava le mani dentro... è capitato anche a mio fratello, anche con me ci ha provato ad acchiapparmi, ma non mi sono fatto acchiappare e quindi non mi ha toccato». In genere gli abusi sarebbero avvenuti su una panchina accanto al campo di calcio, ma in estate anche nella piccola piscina gonfiabile dove il brigadiere si intratteneva con i minori, chiamandoli con sé. «Queste cose il mister le faceva anche in piscina - aggiunge il piccolo teste -. Ricordo che una volta era in piscina con... e quest’ultimo, quando si è alzato, il mister gli aveva tolto il costume, meno male che sotto lui aveva le mutandine. Queste cose il mister ha iniziato a farle a luglio, d’inverno non le ha mai fatte perché i genitori assistevano agli allenamenti. Lui lo faceva soprattutto a..., a lui l’ha fatto tantissime volte. Noi pensavamo che fosse uno scherzo, sembrava un gioco».

Purtroppo non lo era, nei verbali vengono descritti i continui palpeggiamenti e abusi che sarebbero stati compiuti da loro allenatore. Un altro bambino sentito dagli agenti assieme allo psicologo descrive cosa succedeva nella panchina. «Il mister si sedeva, quando qualcuno si avvicinava se lo tirava e se lo metteva in braccio - afferma -. Anche a me è successa questa cosa o 4 o 5 volte, non ricordo. Il mister mi tirava, mi metteva in braccio e mi toccava... Alcune volte con i pantaloni e altre volte metteva le mani dentro i miei pantaloncini».

Queste scene incredibili avevano quasi sempre lo stesso finale. I bambini, tutti tra i 9 e gli 11 anni, che lui «allenava» nella squadra di calcio, dopo essere stati palpeggiati, cercavano in tutti i modi di scappare. Talvolta lui li afferrava di nuovo, altre volte riuscivano a dileguarsi. «Io provavo a scappare - afferma un altro - e non capivo come mi toccava. Provavo a scappare sia perché c’era caldo, sia perché mi dava fastidio quando mi toccava. Gli dicevo basta ma lui continuava lo stesso, a me è successo in panchina ma ad altri succedeva in piscina, li tirava e se li metteva sopra di lui».

Queste scene sono andate avanti per mesi, dalla scorsa primavera. Poi il 29 luglio una mamma si è presentata alla squadra mobile e ha raccontato cosa aveva saputo dai suoi figli, a suo dire entrambi abusati dall’allenatore. Come mai, prima, nessuno si era accorto di niente? I genitori si sarebbero fidati del brigadiere e la testimonianza di un bimbo ha aggiunto il resto: «Tra noi compagni del tempo d’estate non ne abbiamo mai parlato e neanche a casa ne abbiamo parlato altrimenti si sarebbe saputo prima. Noi pensavamo che il mister scherzasse e che fosse un gioco».

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