Avrebbero vessato decine di vittime e anche utilizzato il metodo mafioso e la violenza per chiedere la restituzione dei soldi prestati con tassi usurai, che in alcuni casi raddoppiavano nel giro di pochi giorni. I militari della compagnia carabinieri di Bagheria e del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, con l'operazione "Araldo", sono riusciti a smantellare un'organizzazione che operava nel territorio.
Sono 10 le persone arrestate in esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Palermo, di cui 9 in carcere e 1 ai domiciliari. Altre 11 persone sono indagate a piede libero.
Tra gli arrestati c'è anche un avvocato, Alessandro Del Giudice, legale del boss di Misilmeri Pietro Formoso e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver portato messaggi agli altri esponenti del clan. Grazie a questa attività avrebbe consentito la gestione indiretta delle attività imprenditoriali, fittiziamente intestate a terzi.
I militari hanno proceduto anche al sequestro preventivo di quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio e relativo terreno e un bar-tavola calda di Villabate con annesso chiosco, per un valore complessivo di circa 500 mila euro.
L'indagine
L'indagine, iniziata ad aprile del 2018, ha consentito di individuare un gruppo di persone che prestavano soldi con tassi usurai nei comuni dell'hinterland di Palermo, tra Bagheria, Ficarazzi e Villabate. Le vittime venivano avvicinate grazie alle segnalazioni di una funzionaria di Riscossione Sicilia, Girolama Venturella, che figura tra gli indagati, che forniva in modo illegale notizie riservate circa le posizioni debitorie di numerosi soggetti. Una volta individuate le potenziali vittime, l'organizzazione assicurava loro la possibilità di ricevere dei prestiti a usura.
Alle persone in difficoltà venivano applicati tassi che variavano dal 143% al 5.400% annuo. A fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro. Le vittime sarebbero state costrette a restituire le somme con la violenza o le minacce tipiche del metodo mafioso.
Gli indagati
Tra i vari episodi estorsivi dell'operazione "Araldo", in relazione ai quali il gip ha ritenuto fondati i gravi indizi di colpevolezza, è stato documentato anche il coinvolgimento di Giuseppe Scaduto 75 anni, già capo del mandamento di Bagheria ed all'epoca sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, il quale delegava Atanasio Alcamo, 45 anni già imputato per associazione mafiosa, entrambi tra i destinatari della misura cautelare.
Gli altri otto arrestati sono Giovanni Di Salvo, 42 anni, accusato di essere capo e organizzatore del gruppo, Alessandro Del Giudice avvocato, 53 anni, accusato di essere promotore e procacciatore di clienti; Simone Nappini, 50 anni, accusato di esser stato intermediario e erogatore materiale dei prestiti, Antonino Troia, 57 anni, detto Nino, Giovanni Riela, 48 anni, Gioacchino Focarino, 69 anni, detto 'Gino', Antonino Saverino 66 anni, detto 'Nino', e Vincenzo Fucarino, 77 anni (ai domiciliari) coinvolti a vario titolo nell'associazione.
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