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L'omicidio di Emanuele Burgio alla Vucciria, i Romano rischiano l'ergastolo: "Sono tornati per ucciderlo"

Emanuele Burgio, il 26enne ucciso alla Vucciria

La mafia, forse, non c'entra nell'omicidio di Emanuele Burgio di domenica notte alla Vucciria. I tre fermati per il delitto, Matteo, Domenico e Giovan Battista Romano, potrebbero però ugualmente rischiare l'ergastolo.

La Procura di Palermo - ricostruisce Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia oggi in edicola - ha infatti contestato ai Romano due aggravanti che, se dovessero reggere anche in giudizio, potrebbero portare a una condanna al carcere a vita. Sono i futili motivi combinati alla premeditazione, mentre viene escluso dagli inquirenti il favoreggiamento a cosa nostra, perché il delitto non sarebbe stato compiuto per conto dell'organizzazione.

Ma poco cambia per gli arrestati, le due aggravanti fanno alzare al massimo la condanna, anche se l’inchiesta è appena iniziata e ancora non ha avuto nemmeno il primo vaglio di un giudice. Cosa che accadrà oggi alle 8,30, quando il gip Piergiorgio Morosini inizierà l’udienza di convalida nel carcere di Pagliarelli, dove i tre sono rinchiusi, accusati dell’omicidio del venticinquenne Emanuele Burgio.

Tutti gli arrestati sono difesi dall’avvocato Vincenzo Giambruno, che potrà parlare con loro per la prima volta poco prima dell’udienza, cioè intorno alle 7. Per il legale un caso certamente complicato, dato che fin da subito potrebbe saltare fuori un motivo di incompatibilità con il mantenimento di tutte e tre le difese da parte sua.

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