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Spaccaossa a Palermo, una donna collabora: "Così reclutavano le vittime"

Un fermo immagine tratto da un video diffuso dalla guardia di finanza

Per ogni persona reclutata, disponibile a farsi rompere le ossa, «mi davano 200 euro». Patrizia Alaimo, 42 anni, disoccupata e madre di quattro figli ha deciso di collaborare e raccontare i meccanismi di azione di una delle bande degli spaccaossa sgominate ad aprile dalla guardia di finanza.

Storie di violenza estrema e miseria: disperati disposti per soldi a farsi rompere le ossa per dare modo ai capi della banda di inscenare falsi incidenti e truffare le assicurazioni. Come riportato in un articolo di Sandra Figliuolo sul Giornale di Sicilia, Alaimo svela un sistema collaudato, fatto di figure e ruoli ben precisi, con tanto di tarriffario definito. Per esempio, Chi spaccava le ossa riceveva «250 euro, 500 euro se procurava due fratture»

Alaimo, finita nel blitz «Contra Fides» con altre 34 persone che rischiano il processo, dice di avere iniziato indirizzando da Antonino Di Gregorio, indicato dalla donna come «il capo di tutta l'organizzazione», un'amica con gravi problemi economici.

A parlare, come riporta sempre il Giornale di Sicilia in un altro articolo, è anche Di Gregorio, presunto capo di una delle bande. «Chiunque ormai faceva questo lavoro, ogni angolo c'era una persona che comprava pratiche, soprattutto di fronte all'ospedale Civico, davanti al bar Wisser, era un via vai continuo, perché uscivano dal pronto soccorso, stavano là e si vendevano la pratica… Così funzionava». Lui sminuisce il suo ruolo: non un capo, si sarebbe occupato "solo" di «trovare le pratiche».

La notizia completa sul Giornale di Sicilia. 

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