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Il pentito Zarcone: «Ho parlato di 100 delitti che la Procura ignorava»

Il collaboratore di giustizia di Bagheria: «Su molti fatti non posso dire nulla perché sono in corso indagini»

PALERMO.  L’aula è gremita, il pentito fa audience: se è Antonino Zarcone, poi, la curiosità, forse anche il timore, sono giustificati dalle parole che il collaboratore di Bagheria usa, quando ad esempio fa riferimento a «cento delitti, di cui la Procura non sapeva niente e di cui ho parlato io».

Non sono cento omicidi, anche se ci sono certamente pure fatti di sangue: sono numerosi, un centinaio, probabilmente, gli episodi — estorsioni, incendi, danneggiamenti, pestaggi — raccontati da Zarcone, che dice di non poter rivelare altri particolari, «perché ci sono indagini in corso».

Il processo è in corso davanti alla terza sezione della Corte d’appello, presieduta da Antonio Caputo, a latere Daniela Troja e Filippo Messana: riguarda il clan di San Lorenzo e, dopo avere risposto al pg Umberto De Giglio, Zarcone affronta le domande degli avvocati. Jimmy D’Azzò gli chiede ad esempio se fosse a conoscenza delle dichiarazioni di Sergio Flamia, altro pentito di Bagheria, col quale sono state riscontrate una serie di convergenze: «No, avvocato, io sono stato arrestato nel 2010 e poi mi hanno dato il 41 bis, non potevo avere contatti con nessuno».

R. AR.

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