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Quel misirizzi che conquistò i cuori degli sportivi di tutto il mondo: la favola di Totò Schillaci

Il soprannome coniato da Gianni Brera lo accompagnò nelle Notti Magiche di Italia '90. Schillaci era il simbolo del ragazzo che dalla borgata di periferia riusciva a scalare l'Olimpo del calcio

Le Notti Magiche, quegli occhi quasi fuori dalle orbite, il soprannome coniato dal genio di Gianni Brera di misirizzi, il pupazzetto che non cade mai e sta sempre in piedi: era la sua la favola di chi, partito dai campi di periferia, aveva fatto breccia nel cuore di un Paese intero. Con Totò Schillaci se ne va un piccolo pezzo di storia, il Mondiale di Italia '90 ancora vivo nel ricordo di molti.

Nato a Palermo il primo dicembre 1964, Totò salì alla ribalta in quella magica estate: la Nazionale di Azeglio Vicini chiuse il Mondiale al terzo posto ma per lui fu come una vittoria, perché conquistò i titoli di capocannoniere (gol contro Austria, Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda e poi in semifinale con l’Argentina e nella finalina contro l’Inghilterra) e di migliore giocatore della competizione. Una stagione da incorniciare per il bomber siciliano che arrivò poi dietro solo Lothar Matthäus anche nella corsa al Pallone d’Oro.

Ma bisogna cominciare dall’inizio. Schillaci nasce a Palermo da una famiglia modesta del Cep, un quartiere popolare del capoluogo siciliano, e inizia a muovere i primi passi nell’Amat Palermo, squadra di quartiere che rappresentava l’omonima azienda municipale palermitana, che si occupava e ancora si occupa del trasporto pubblico urbano.

Nel 1982 viene ingaggiato dal Messina, in Serie C2. Conquista la promozione in C1 e nella stagione 1985-86 contribuisce con 11 reti alla promozione in Serie B dei peloritani. Franco Scoglio stravede per lui, poi nella stagione 1988-1989 l’esonero e l’arrivo di Zdenek Zeman: 23 gol e titolo di capocannoniere del campionato cadetto per Schillaci. Poi l'addio alla Sicilia. Nel 1989 venne acquistato dalla Juventus per 6 miliardi di lire e realizza subito 15 gol, acquisendo il soprannome di Totò-Gol.

Lo nota anche Azeglio Vicini, che decide poi di convocarlo al successivo campionato del mondo 1990 da giocarsi proprio in Italia. Prima partita Italia-Austria, Totò entra a un quarto d'ora dalla fine al posto di Carnevale, gli azzurri dominano ma non riescono a segnare: è ancora 0-0. Quattro minuti dopo Vialli s'invola sulla destra e crossa, Schillaci di testa brucia tutti e segna. Cominciano le Notti Magiche.

Dopo il Mondiale l’inizio del declino con la maglia bianconera e il passaggio nella stagione 1992-1993 per 8,5 miliardi di lire all’Inter, dove rimase per due stagioni siglando 11 gol. Infine, l’ultima esperienza in Giappone allo Jubilo Iwata (56 gol in 78 partite) e nel 1999 il ritiro. In carriera ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A e 105 presenze e 39 reti in Serie B.

Terminata la carriera, dal 2000 ha gestito a Palermo il centro sportivo Louis Ribolla, dove giocava da ragazzo proprio con l'Amat (e si chiamava allora Ferruzza). In quel campo è cresciuto il figlio di sua sorella, Francesco Di Mariano, anche lui calciatore, oggi in forza al Palermo. Schillaci si è diviso poi fra politica (fu consigliere comunale del capoluogo siciliano tra le file di Forza Italia) e tv (L'isola dei famosi, Back to School e infine Pechino Express con la moglie Barbara), prima della malattia che, alle 9.55 di oggi, 18 settembre, ha portato via l’uomo delle Notti Magiche.

Nella foto Salvatore Schillaci, Gianluca Vialli e Luca Cordero di Montezemolo, che guidava il comitato organizzatore del mondiale del 1990

 

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