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Ora il Palermo deve curare il mal di trasferta: a Catanzaro un'altra occasione persa

La vittoria lontano dal Barbera manda da quasi quattro mesi, l’ultimo sorriso a Modena il 7 ottobre

Il gol di Biasci (foto di Tullio Puglia)

Al prossimo appuntamento esterno, il 10 febbraio con la Feralpisalò (sul neutro di Piacenza), saranno trascorsi quattro mesi dall’ultimo sorriso del Palermo lontano dal Barbera: sembra un’assurdità se si considera il precedente cammino, fatto di quattro vittorie nelle prime cinque uscite (l’ultima il 7 ottobre a Modena per 2-0), eppure da quel momento i rosa non hanno più conquistato i tre punti, racimolando quattro pareggi e due sconfitte. A Catanzaro si è visto lo stesso copione delle gare precedenti: tanta spinta, tante occasioni, ma niente successo.

Corini spera che il mal di trasferta (nessuna squadra cadetta soffre di un digiuno esterno così lungo) non influisca sulla classifica finale, ma ancora una volta registra l’incapacità dei suoi di azzannare le partite nel momento opportuno: venerdì lo svantaggio (nella foto il gol di Biasci) è arrivato dopo 20’ di dominio, esattamente come a Cittadella, e anche se stavolta la sconfitta è stata evitata dalla capocciata di Segre i presupposti per completare la rimonta c’erano tutti. Se contro il Modena la spinta del Barbera era stata fondamentale per volgere il finale di gara dalla propria parte e conquistare i tre punti, stavolta il Palermo non poteva contare su un pubblico amico, nonostante i 750 tifosi rosanero presenti al Ceravolo: le occasioni non sono mancate, la lucidità sì. Alla fine del campionato mancano 16 giornate, ma è chiaro che un deciso balzo in classifica non può passare solo dalle gare interne: il prossimo impegno esterno sarà più abbordabile ma non per questo da snobbare, perché i «leoni del Garda» stanno imparando un passo alla volta a interpretare la Serie B (lo dimostra il netto 3-0 inflitto proprio al Catanzaro) e sono una squadra completamente diversa da quella annichilita al Barbera il 2 settembre.

Al Ceravolo si sono visti importanti passi avanti rispetto alle uscite precedenti per quanto riguarda la fase difensiva, mentre l’attacco è incappato in una serata storta dopo la quaterna al Modena: tale dato conferma il campionato da montagne russe del Palermo, cui manca ancora quella continuità che gli permetterebbe di ambire con ulteriore entusiasmo alla promozione. Contro Parma e Como il reparto offensivo era andato benissimo, rifilando tre reti a testa a due corazzate della categoria nonostante le poche occasioni concesse, stavolta le palle gol sono state numerose ma solo una è stata trasformata in marcatura, per merito di uno come Segre che attaccante non è ma che soprattutto negli ultimi tempi sta interpretando a meraviglia la fase offensiva.

La «fortuna» dei rosa è che nessun’altra squadra in questo momento sembra poter prendere il largo, ma le occasioni perse stanno diventando troppe: da qui a fine stagione, tolto il big match con la Cremonese (24 febbraio), Corini avrà solo appuntamenti esterni alla portata, ragion per cui sarà fondamentale ritrovare lo smalto iniziale già contro la Feralpisalò. Una mano potrebbe avergliela data il mercato, non dimenticando che alla chiusura mancano ancora quattro giorni pieni: Ranocchia a Catanzaro è stato tra i migliori, Diakitè viene da una prima parte di campionato molto convincente con la Ternana e Rinaudo spera ancora di aggiungere all’organico un esterno di livello che prenda il posto di Valente. Il cambio di modulo, con passaggio al 4-2-3-1 per esaltare il numero 14 sulla trequarti, ha dato i frutti sperati solo a sprazzi, ma ha comunque dimostrato che il 4-3-3 non è l’unica soluzione tattica e soprattutto che trovare un maggiore equilibrio in fase difensiva è possibile.

Al di là dello scarso cinismo dell’attacco, i rosa venerdì non hanno nemmeno avuto fortuna: quello deviato nella propria porta da Situm è il decimo legno colpito in stagione, il quinto nelle ultime otto partite. Pochi centimetri che, come contro Ternana e Como, hanno inciso sul risultato finale, a ulteriore riprova che il minimo dettaglio in Serie B può fare tutta la differenza del mondo.

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