Direttore d’altri tempi: saggio, intuitivo, scaltro. Uno che di Palermo e del Palermo si è innamorato subito. Parliamo di Rino Foschi, il direttore sportivo che portò il club di viale del Fante in serie A nella stagione 2003-2004 alla corte del focoso presidente Maurizio Zamparini.
«Anche se è domenica - risponde Foschi a gds.it - se si parla di Palermo io ci sarò sempre». Un'intervista senza giri di parole, come da suo costume, trapela un misto tra rabbia e speranza: «Quest’anno è andata così, ma il prossimo anno si deve andare in serie A, senza discussioni. City Group è un gruppo forte, ha grandi possibilità e deve portare questa squadra in alto».
Anche lui, come il più accanito e passionale dei tifosi, è ancora scosso per quel 2-2 maturato al Barbera tra Palermo e Brescia: «I rosanero hanno fatto un buon campionato, hanno iniziato male, poi si sono ripresi - dichiara -. Il Palermo è una buona squadra. Era partito per raggiungere una salvezza tranquilla per poi sperare in qualcosa di più. Sicuramente ci aspettavamo qualcosa di diverso, e sottolineo "ci aspettavamo" perché mi sento uno di voi e capisco la delusione. Sarebbe bastato qualche punto in più per fare i playoff ma non è andata così. Nel primo tempo - continua esaminando l'ultima gara dei rosanero - abbiamo fatto molto bene noi e nel secondo il Brescia. Sono cose che purtroppo capitano ma non mi piace che si condanni la squadra e l’allenatore perché c'è stata anche un po’ di sfortuna».
Tutto fa parte di un percorso e Foschi che di strada col Palermo ne ha fatta tanta, passando da momenti meravigliosi a momenti terribili, lo sa bene: «Quando sono arrivato io – spiega l'ex direttore sportivo - al primo anno perdemmo in finale ai playoff con il Lecce e facemmo un bel lavoro dietro le quinte, anche se non spendendo tantissimo. A gennaio presi sette giocatori tra cui Grosso. Cambiammo allenatore e tutti sanno come poi è finita. Tutti noi volevamo andare in A il primo anno ma poi ci andammo al secondo. Io ci ho provato diverse volte in carriera a salire in serie A. Sei volte ci sono riuscito e per tre volte mi sono fermato in finale».
Quella massima serie che per quest’anno è sfumata. Ma Foschi ha fiducia: «So che City Group ha altri club ma Palermo è una piazza importante. Siamo la quinta città d'Italia, vogliono fare bene. Sanno bene come si lavora, sanno come si fa a vincere. Sono convinto che vogliono andare in A. Il Palermo non merita di essere trattato come una squadra di serie B o squadra satellite - ribadisce - vogliono andare in A di sicuro. Conosco Rinaudo che ho avuto come giocatore, e poi c'è Bigon: gente giovane e preparata che sa come muoversi. In questo gruppo arabo - prosegue - c'è gente che conta. Di sicuro hanno le carte in regola per fare bene, bisogna vedere dove vogliono arrivare. Dopo il Manchester City (squadra principe del City Football Group) c’è il Palermo. Sono sicuro e spero che sia così».
«Non stiamo parlando di cose banali - conclude Rino Foschi - . Non siamo la Spal, ne cito una a caso, ho massimo rispetto per tutti. Al primo anno di serie A si abbonarono 33 mila persone al Barbera. Se vieni qui, se un gruppo straniero sceglie Palermo, è perché deve fare bene e non ci sono scuse. Qui si viene per vincere».
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