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Palermo, nella nuova Cupola della mafia il nipote di Greco e il figlio di Lo Piccolo

Leandro Greco all'uscita dalla Caserma Carini

Spuntano altri due boss, componenti della nuova cupola di Cosa Nostra a Palermo: Calogero Lo Piccolo e Leandro Greco. I loro nomi si aggiungono al puzzle che permette di delineare i contorni della nuova mafia.

La dda di Palermo ha emesso un decreto di fermo nei confronti di sette persone nell'ambito delle indagini sulla ricostituita Commissione. Il progetto di ridare vita alla Cupola era stato scoperto a dicembre e aveva portato al fermo di 47 tra boss e gregari.

L'inchiesta, coordinata dal capo della Dda di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia e Amelia Luise, ha ora consentito di individuare altri due elementi di spicco della cupola: Leandro Greco è nipote dello storico capomafia di Ciaculli, Michele Greco; Calogero Lo Piccolo è il figlio del boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo. Entrambi partecipavano alle riunioni della nuova Commissione provinciale.

I due boss sono stati fermati nella notte in un blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, insieme altre cinque persone arrestate dai poliziotti della Squadra mobile. Calogero Lo Piccolo, 43 anni, è figlio del capomafia di San Lorenzo Salvatore, e fratello di Sandro, entrambi all'ergastolo. Era già stato in cella dove aveva scontato una condanna per mafia. Sarebbe lui il nuovo capo del mandamento e ne avrebbe preso in mano le redini subito dopo la scarcerazione.

Leandro Greco, detto Michele, 28 anni, è invece incensurato. Nipote di Michele Greco (ecco perchè viene detto "Michele"), il 'papa' di Cosa Nostra, è il boss di Ciaculli, dove ha di nuovo la sede il mandamento che comprende anche Brancaccio. Il suo nome era venuto fuori nel 2013 in un colloquio in carcere fra i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo, il primo killer di Porta Nuova condannato all'ergastolo, mentre il secondo fu ucciso nel 2014.

Decisive le testimonianze dei nuovi collaboratori di giusitiza Francesco Colletti e di Filippo Bisconti. Colletti, capomafia di Villabate fermato il 4 dicembre dai carabinieri con l'accusa di far parte della nuova commissione di Cosa nostra, è un fiume in piena. Grazie alle sue dichiarazioni, e alle rivelazioni di Bisconti, finito in manette nella stessa indagine, i pm della Dda di Palermo sono riusciti ad aggiungere un ulteriore tassello all'inchiesta sulla rinata Cupola.

Colletti, ai vertici della nuova Commissione, venne intercettato mentre parlava in auto col suo autista Filippo Cusimano. "Si è fatta comunque una bella cosa.. per me è una bella cosa questa.. molto seria... molto...con bella gente.. bella! grande! gente di paese..vecchia gente di ovunque", disse confermando i sospetti degli inquirenti sulla restaurazione dell'organo direttivo.

Nel blitz di oggi fermato anche Giovanni Sirchia, affiliato alla famiglia mafiosa di Passo di Rigano, e accusato di aver partecipato alla ricostituzione dell'organo direttivo di Cosa nostra occupandosi della consegna ai boss delle convocazioni per i summit e di aver accompagnato alcuni padrini alle riunioni.

In cella anche Giuseppe Serio, Erasmo Lo Bello, Pietro Lo Sicco e Carmelo Cacocciola ai quali è stato contestato il reato di associazione mafiosa e alcuni episodi di estorsioni commesse nel territorio del mandamento mafioso di San Lorenzo.

"Qualcuno ha parlato di 'mezza Cupola', di 'cupoletta', Ma le indagini hanno dimostrato che non si trattava di qualche vecchietto tornato in azione, bensì della ricostituzione della Commissione provinciale di Cosa nostra ad opera di soggetti di alto livello mafioso. Dato questo confermato dai personaggi fermati oggi che vantano un lignaggio mafioso di rilievo". Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi.

E ha aggiunto: "Le due collaborazioni con la giustizia, che si sono realizzate peraltro in tempi record a solo un mese dall'arresto dei boss che hanno poi scelto di tagliare i ponti con la mafia, testimoniano il fallimento di un progetto. Bisconti e Colletti collaborano perché il progetto di ricostituzione della Commissione è fallito e loro devono constatare l'assenza di una prospettiva nel futuro". "Le indagini hanno dimostrato che qualunque tentativo di riorganizzazione tentato nel tempo è fallito - ha spiegato - Il futuro non è lì, devono capirlo gli uomini di cosa nostra".

I due nuovi pentiti hanno dato un contributo fondamentale all'indagine. "Si tratta di una collaborazione con caratteristiche promettenti - ha spiegato - Entrambi Conoscono molto di cosa nostra ma anche dell'esterno". Lo Voi ha sottolineato la collaborazione di polizia e carabinieri che sinergicamente hanno condotto l'inchiesta. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dell'Arma Antonio Di Stasio e il capo della Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti.

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